Donald Trump e Vladimir Putin hanno intensificato i contatti diplomatici nelle ultime 24 ore, culminando in una telefonata durata un’ora e mezza, durante la quale hanno deciso di avviare immediatamente i negoziati per una possibile soluzione al conflitto in Ucraina. Entrambi i leader si sono detti fiduciosi riguardo al successo dei colloqui. Trump ha definito la conversazione “molto positiva” e ha annunciato che lui e Putin hanno concordato di lavorare a stretto contatto, includendo possibili visite reciproche nei rispettivi paesi. In questa direzione, il Cremlino ha confermato di aver invitato Trump a Mosca.
Successivamente, Trump ha parlato con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per un’ora. Anche Zelensky si è mostrato aperto ai negoziati, dichiarando che “nessuno desidera la pace più dell’Ucraina” e che il suo paese sta pianificando, insieme agli Stati Uniti, i prossimi passi per fermare l’aggressione russa e garantire una pace duratura. Zelensky ha sottolineato che è fondamentale lavorare insieme per raggiungere questo obiettivo.
Il team negoziale degli Stati Uniti sarà composto dal segretario di Stato Marco Rubio, dal direttore della CIA John Ratcliffe, dal consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz e dall’ambasciatore e inviato speciale Steve Witkoff. Quest’ultimo ha avuto un ruolo chiave nella recente liberazione di Mark Fogel, un insegnante americano detenuto in Russia dal 2021, in cambio del cittadino russo Alexander Vinnik, accusato di riciclaggio negli Stati Uniti. Durante la sua visita a Mosca, Witkoff avrebbe avuto anche un incontro privato di tre ore e mezzo con Putin, una circostanza su cui né il Cremlino né gli Stati Uniti hanno fornito dettagli ufficiali.
Nella conversazione tra Trump e Putin, oltre all’Ucraina, sono stati discussi temi di grande rilevanza internazionale, tra cui la crisi mediorientale, il programma nucleare iraniano e le relazioni economiche tra Russia e Stati Uniti. Putin avrebbe sostenuto la necessità, proposta da Trump, di un maggiore coordinamento tra le due nazioni su questioni di interesse globale.
A Bruxelles, intanto, si è svolta una riunione del gruppo di contatto sull’Ucraina, durante la quale il segretario alla Difesa americano, Pete Hegseth, ha chiarito la posizione degli Stati Uniti: l’Ucraina dovrebbe rinunciare a entrare nella NATO e abbandonare la riconquista dei territori persi dal 2014. Inoltre, Washington non sarebbe disposta a partecipare a una forza di peacekeeping dopo un eventuale cessate il fuoco. Questa posizione ha sollevato preoccupazioni sia in Ucraina sia tra i Paesi europei. Zelensky, in un’intervista all’Economist, ha dichiarato che Trump non sembra avere ancora un piano completo per porre fine al conflitto e che senza consultazioni con l’Ucraina non si potrà trovare una soluzione definitiva. Kaja Kallas, responsabile della politica estera dell’Unione Europea, ha ribadito la necessità di un coinvolgimento europeo nei negoziati, vista la loro importanza per la stabilità del continente.
Zelensky ha provato a sondare la possibilità di uno scambio di territori, suggerendo di restituire una piccola parte della regione russa di Kursk occupata dalle truppe ucraine in cambio delle aree ucraine controllate dai russi. Tuttavia, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha immediatamente respinto l’idea, affermando che la Russia non discuterà mai lo scambio del proprio territorio e promettendo che le truppe ucraine presenti nella regione di Kursk saranno eliminate.
Le prossime settimane saranno cruciali per determinare se queste trattative porteranno a una svolta nel conflitto o se la situazione continuerà a peggiorare. La comunità internazionale osserva con attenzione, consapevole delle delicate implicazioni geopolitiche di ogni possibile accordo.
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