Trump-Putin, segnali per una intesa

Avanti piano, ma qualcosa si sta davvero muovendo. Se Vladimir Putin apre la riunione ordinaria del Consiglio di sicurezza affermando che sarà dedicata interamente «al ripristino dei rapporti russo-americani», significa che quelle in corso non sono soltanto schermaglie dialettiche. Alla consueta riunione del venerdì erano presenti in qualità di relatori sul tema anche il ministro degli Esteri Sergey Lavrov e il capo dell’Fsb Sergey Naryshkin, reduce da una telefonata con il suo omologo John Ratcliffe, direttore della Cia, ulteriore segno del fatto che una diplomazia sotterranea tra Cremlino e Casa Bianca è comunque in azione.

«Sappiamo che il presidente Trump sta facendo di tutto per ristabilire qualcosa di quello che è stato praticamente annientato dalla precedente amministrazione. Questo processo non è affatto facile, per non dire che è complicato». L’introduzione è stata all’insegna della cautela, come Putin fa sempre durante questa nuova fase. Poche ore prima, Trump aveva inaugurato la giornata scrivendo sul suo social Truth che gli Stati Uniti e la Russia hanno avuto «discussioni molto produttive», mentre il Cremlino ha affermato per bocca del suo portavoce Dmitry Peskov che ci sono ragioni per essere «cautamente ottimisti» sulla risoluzione del conflitto in Ucraina.

Queste dichiarazioni sono probabilmente il risultato dell’incontro che l’inviato di Trump, Steve Witkoff, ha avuto con Putin nella tarda serata di giovedì a Mosca. «Ci sono ottime opportunità affinché questa guerra orribile e sanguinosa possa giungere alla fine», scrive Trump, che riferisce di aver fatto un appello al leader russo affinché «possa risparmiare le vite di migliaia di soldati ucraini completamente circondati dalle truppe russe». L’avanzata russa nel Kursk procede, anche se non sembra esserci stato un completo accerchiamento. Ma ieri Putin ha subito risposto all’invito giunto da Trump, senza curarsi di rispondere alle obiezioni di Kiev. «Guardiamo con comprensione al suo invito basato su considerazioni di carattere umanitario, ma per una realizzazione efficace dell’appello del presidente Usa ci vuole l’ordine della dirigenza militare dell’Ucraina a questi soldati di deporre le armi e arrendersi».

L’ex presidente ed ex premier Dmitrij Medvedev, presente alla riunione in videoconferenza, ha calcato la mano con il solito messaggio forte su Telegram: «Se i nazisti ucraini rifiutano di deporre le armi, saranno spietatamente eliminati. Il regime sanguinario delle carogne di Kiev ha ancora una chance per salvare i propri uomini». L’ottimismo delle dichiarazioni ufficiali di Washington e di Mosca sembra cozzare con il modo in cui molti analisti da una parte e dall’altra leggono le parole del presidente russo, comprese queste ultime. I suoi «seri dubbi» dei quali vuole discutere con Trump al momento non sembrano fugati.

Peskov fa sapere che tramite Witkoff sono stati trasmessi «informazioni e ulteriori segnali al presidente Usa». È quest’ultimo aspetto a generare il «cauto ottimismo» della Casa Bianca, come spiega il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz a Fox News: «C’è ancora molto da fare, ma Putin si identifica con la posizione del presidente Trump». La lettura di Zelensky è che la Russia stia imponendo condizioni impossibili per minare i negoziati, mentre per la Germania si tratta di una «tattica per prendere tempo». Peskov ha detto che una data per la conversazione telefonica tra i due leader non è ancora stata definita ma entrambe le parti sono consapevoli del fatto che ce n’è bisogno.

Per quel che conta, il segretario di Stato Usa Marco Rubio ha sottoscritto il comunicato del G7 dove si legge che i ministri degli Esteri e l’Alta rappresentante della Ue hanno discusso anche delle conseguenze per Mosca se non accetterà il cessate il fuoco: possibili nuove sanzioni, limiti al prezzo del petrolio, e ulteriore appoggio per l’Ucraina. Ma ormai è chiaro a tutti; ci sono solo due uomini al comando. E presto si sentiranno.

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