Dei Paesi UE, 23 hanno già raggiunto tale obiettivo, mentre gli altri 9, che ancora non lo hanno fatto, rimangono sotto la lente di ingrandimento di Trump
di Aniello Fasano
Incontro ufficiale tra il Segretario generale della NATO, Mark Rutte, e il neo eletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il Tycoon insieme al suo staff ha incontrato Rutte nella sua residenza di Palm Beach “per discutere di vari argomenti riguardanti la sicurezza globale”. Nella nota finale diffusa dopo l’incontro si riporta che i è stato affrontato il tema del contributo economico degli alleati europei all’Alleanza Atlantica, la difficile situazione della guerra in Ucraina e la minaccia rappresentata dalla Russia.
Nella campagna elettorale, Trump aveva suscitato forti polemiche affermando che la Russia avrebbe potuto fare “tutto quello che voleva” nei confronti dei membri della NATO che non avessero rispettato l’obbligo di spendere almeno il 2% del loro PIL per la difesa parlando apertamente di “partner europei parassiti”. Permane, tuttavia, una certa fiducia tra gli alleati che il neo Presidente eletto, anche se con un approccio diverso, continuerà a sostenere sia l’Ucraina che l’Alleanza Atlantica, a condizione che questi sforzi rappresentino un segno di forza degli Stati Uniti.
Nello specifico, Trump ha ribadito che il 2% del PIL dei paesi europei dovrà essere destinato alla spesa militare, ed è questo il punto che crea le incertezze più profonde sull’Organizzazione. Dei Paesi che aderiscono, 23 hanno già raggiunto tale obiettivo, mentre sugli altri 9, che ancora non lo hanno fatto, Trump intende concentrare le sue attenzioni. Resta del tutto improbabile l’ipotesi di una uscita degli Stati Uniti dall’Alleanza. Un’eventuale uscita richiederebbe una maggioranza di due terzi al Senato, rendendo di fatto fuori luogo una simile decisione.
La questione della guerra in Ucraina è al centro delle preoccupazioni internazionali e Trump ha più volte espresso l’intenzione di cercare una soluzione diplomatica rapida per porre fine al conflitto. Putin potrebbe leggerla come una vittoria politica e territoriale e Kiev sarà costretta a cedere accettando le condizioni per evitare un possibile isolamento. Gli alleati occidentali, e in particolare i paesi baltici, temono che un successivo allentamento dell’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina potrebbe rafforzare la posizione di Mosca, con conseguenze gravi per la sicurezza dell’Europa.
Un altro punto delicato riguarda il concetto di difesa comune europea. Da più parti si sottolinea la necessità di fare passi avanti sulla difesa europea, in modo che l’Europa possa “contare di più” sulla scena internazionale. È evidente la necessità di potenziare le capacità di difesa dell’Unione Europea senza entrare in concorrenza con la NATO. Questa proposta arriva in un momento in cui i paesi baltici, che sono tra i più esposti alla minaccia russa, continuano a sostenere l’Ucraina nella sua lotta contro l’invasione russa, e alcuni di essi, come la Lituania e la Lettonia, già hanno superato il 2% del PIL nella spesa per la difesa.
La Russia, da parte sua, sta aumentando la sua presenza militare lungo il confine con i paesi baltici e la Finlandia, alimentando ulteriormente i timori di una crescente aggressività russa, con la possibilità che Mosca tenti un’espansione nei Paesi baltici, mettendo alla prova la solidità della difesa collettiva della NATO.
Nel complesso, l’orientamento della presidenza Trump sulla NATO e sulla sicurezza globale presenta diverse incognite. Se da un lato è probabile che il suo governo spinga per un maggiore impegno degli alleati nella difesa comune, dall’altro, la sua intenzione di cercare una rapida risoluzione del conflitto in Ucraina potrebbe minare la stabilità dell’Alleanza, creando potenzialmente nuove sfide per la sicurezza europea e globale.
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