Donald Trump ha giurato come 47esimo presidente degli Stati Uniti nella Rotonda del Capitol, l’evento ha segnato il ritorno del tycoon alla guida del Paese, promettendo una “nuova età dell’oro” in un discorso di venti minuti, interrotto più volte da applausi e ovazioni. “Sono stato salvato da Dio per rendere l’America di nuovo grande”, ha dichiarato Trump, ricordando il fallito attentato del 13 luglio scorso.
Nel suo discorso, Trump ha delineato le priorità del suo secondo mandato, anticipando l’adozione immediata di un centinaio di ordini esecutivi. Tra le misure previste, l’emergenza al confine col Messico per deportare milioni di clandestini, il riconoscimento di due soli generi, l’abolizione dello Ius soli e il rilancio del Canale di Panama. Ha inoltre promesso di piantare la bandiera americana su Marte e di rinominare il Golfo del Messico come “Golfo d’America”. Trump ha attaccato il suo predecessore Joe Biden, accusandolo di tradimenti e di aver permesso il declino del Paese. “Da oggi comincia una nuova età dell’oro per restituire al popolo la sua fede, la sua democrazia e la sua libertà”, ha affermato, promettendo di porre fine al dominio dell’“élite estremista corrotta”.
Le sue prime decisioni includeranno il ritiro dall’accordo di Parigi sul clima, la dichiarazione di un’emergenza energetica per incrementare la produzione di combustibili fossili e l’abolizione degli obblighi legati alle auto elettriche. Nonostante queste mosse, Elon Musk, presente alla cerimonia, avrà comunque la possibilità di beneficiare di nuovi appalti statali. Trump ha poi rinnovato la minaccia di dazi, pur senza specificare tempi e modalità.
La cerimonia ha visto la partecipazione di circa 600 invitati, tra cui esponenti di spicco della politica e dell’economia globale. In prima fila, i tre uomini più ricchi del mondo, Elon Musk, Jeff Bezos e Mark Zuckerberg, insieme ai CEO di Google, Apple e TikTok. Tra gli ospiti stranieri, la premier italiana Giorgia Meloni, il presidente argentino Javier Milei e il vicepresidente cinese Han Zheng hanno attirato l’attenzione.
La giornata di Trump è iniziata con una funzione religiosa presso la chiesa di St. John, seguita dalla tradizionale cerimonia del tè alla Casa Bianca con Joe e Jill Biden. Nonostante i sorrisi di circostanza, il passaggio di consegne è stato segnato da tensioni palpabili. Biden ha lasciato una lettera per Trump nello Studio Ovale, accogliendolo con un formale “Welcome home”. Dopo il giuramento, Trump si è recato alla Capital One Arena, dove ha salutato 20.000 sostenitori durante una mini parata. La giornata si è conclusa nello Studio Ovale, dove ha firmato i primi ordini esecutivi, e con tre balli inaugurali serali, celebrando il ritorno di un’America che, secondo lui, sta per risorgere dalle sue ceneri.
Le priorità americane in politica estera
La politica estera dell’amministrazione Trump pone il Medio Oriente al centro dei suoi obiettivi, con un duplice scopo: rafforzare la sicurezza di Israele e isolare l’Iran. La strategia si basa sul consolidamento degli Accordi di Abramo, che hanno avvicinato Israele ai Paesi arabi sunniti in chiave anti-iraniana, e sull’espansione di queste alleanze per includere l’Arabia Saudita. Tuttavia, gli eventi recenti, come gli attacchi del 7 ottobre, hanno complicato il dialogo tra Tel Aviv e Riad, rendendo cruciale affrontare la questione palestinese per sbloccare nuove intese.
Uno dei principali ostacoli è la richiesta saudita di un riconoscimento, anche simbolico, di uno Stato palestinese, un nodo difficile da sciogliere considerando la posizione del governo israeliano guidato da Netanyahu, che esclude la soluzione dei due Stati. Inoltre, la destra religiosa israeliana, favorevole all’occupazione di Gaza e all’espansione in Cisgiordania, complica ulteriormente il quadro.
L’obiettivo di Trump è creare un Medio Oriente stabile, dove gli Stati Uniti fungano da garanti delle nuove alleanze regionali, riducendo l’influenza di Cina e Russia nell’area. Pechino punta a interessi economici e commerciali, mentre Mosca cerca di rafforzare legami politici e militari, come dimostra l’accordo strategico con l’Iran e il ruolo dei droni iraniani nella guerra in Ucraina.
La tregua a Gaza, seppur fragile, è vista come un primo passo in un percorso complesso. Le difficoltà principali includono la resistenza di Hamas, la debolezza dell’Autorità Nazionale Palestinese, e le divisioni interne al governo israeliano. Questi fattori, insieme alla rabbia prevalente nella regione, rappresentano una sfida significativa per la realizzazione della “pax americana” di Trump, considerata un pilastro della sua strategia globale.
Meloni unico rappresentante europeo invitato
Giorgia Meloni ha partecipato alla cerimonia di insediamento di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti, divenendo la prima presidente del Consiglio italiano a presenziare a un evento simile. Invitata personalmente da Trump e Ivanka, Meloni era l’unica leader europea presente. La sua partecipazione, definita una missione strategica lampo, mirava a rafforzare il ruolo dell’Italia come ponte tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, un obiettivo che ha sottolineato sia nel discorso ufficiale che in un video pubblicato da Palazzo Chigi.
Meloni ha partecipato anche alla funzione religiosa nella chiesa di St. John e ha avuto momenti di interazione con altri leader internazionali, come il presidente argentino Javier Milei, con cui ha mostrato grande confidenza. Durante la cerimonia, si è distinta partecipando solo a una standing ovation, quando Trump ha dichiarato di voler essere “un pacificatore e un unificatore”. Al termine, ha espresso gli auguri al presidente, ribadendo l’impegno dell’Italia a consolidare il dialogo transatlantico.
Nonostante il ruolo centrale che l’Italia ha cercato di assumere, il viaggio è stato accolto con scetticismo in Europa. I vertici UE e le principali capitali, come Parigi e Berlino, hanno mantenuto un atteggiamento freddo, sottolineando l’importanza di un approccio unitario europeo nei rapporti con gli Stati Uniti, soprattutto in un momento in cui si teme l’introduzione di dazi commerciali.
Le opposizioni italiane hanno criticato l’iniziativa. Carlo Calenda ha definito Meloni una potenziale “vassalla di Trump”, mentre Angelo Bonelli ha espresso timori che l’Italia stia cercando di distanziarsi dall’Europa in favore di alleanze con leader divisivi. Tuttavia, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha difeso la premier, sottolineando che è stata lei a portare l’Italia in prima fila nello scenario internazionale, perseguendo un’ambiziosa strategia di politica estera.
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