Ieri sera alle 20 circa, ora di Washington Donald Trump, aveva ordinato un attacco contro specifici obiettivi iraniani, quale ritorsione per l’abbattimento del drone spia Usa avvenuto nel Golfo.
Tutto il dispositivo militare era già stato avviato ed erano in posizione per sferrare l’attacco.
Ma prima di dare il via all’operazione Trump ha annullato l’operazione, così come riporta il New York Times che ha divulgato la notizia, secondo indiscrezioni ricevute dal Pentagono.
Non è chiaro se sia un annullamento totale dell’intervento o una semplice sospensione strategica. Le prossime ore restano cruciali. E i segnali di altissima tensione ci sono tutti: la flotta Usa nel Golfo resta in stand-by per le prossime 72 ore, con l’equipaggio in posizione di attacco, scrive Newsweek; la Federazione americana per l’aviazione civile ha sospeso “fino a nuovo avviso” i voli civili degli Usa nello spazio aereo iraniano sul Golfo e l’Iran sostiene di avere “prove inconfutabili” che quel drone si trovavano nel suo spazio aereo.
Tra gli obiettivi designati dagli Stati Uniti per i raid vi era il sistema missilistico terra-aria Neva/Pechora S-125, un sistema sovietico noto all’alleanza militare occidentale della Nato come SA-3 Goa, ha spiegato un funzionario del Pentagono a Newsweek. L’arma dovrebbe essere la stessa usata per l’abbattimento del drone Global Hawk RQ-4A della Marina, anche se i Pasdaran hanno annunciato di aver usato il 3 Khordad, un Trasportatore elevatore lanciatore (Tel) e radar, variante del sistema missilistico terra-aria Raad prodotto localmente.
E’ difficile prevedere cosa succederà nelle prossime ore. Quello che è certo è la spaccatura interna all’amministrazione americana: i falchi John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale; Mike Pompeo, segretario di Stato e la direttrice della Cia, Gina Haspel, avevano dato luce verde a una risposta militare. I dirigenti del Pentagono pero’ hanno ammonito che un intervento del genere potrebbe provocare un’escalation vertiginosa con rischi per le forze americane nella regione.
Nel frattempo l’Agenzia federale per l’aviazione civile degli Stati Uniti ha escluso i voli americani da una parte dello spazio aereo iraniano, sopra lo Stretto di Hormuz e il Golfo di Oman. Le restrizioni “fino a nuovo avviso” sono dovute ad “accresciute attività militari e all’aumento delle tensioni politiche nella regione, che rappresentano un rischio per le operazioni dell’aviazione civile statunitense e possibili errori di calcolo o errata identificazione”, ha affermato l’Amministrazione federale dell’aviazione degli Stati Uniti. “Il rischio per l’aviazione civile statunitense e’ dimostrato dal lancio di missili terra-aria iraniani per l’abbattimento di un velivolo di sorveglianza americano”, scrive l’authority.
Oltre al drone americano abbattuto, probabilmente c’è anche una questione nota a pochi. L’Iran avrebbe svolto nei giorni scorsi una vasta operazione di intelligence con arresti e interrogatori “violenti”, proprio nei confronti di agenti americani scoperti in una importante operazione di cyber intelligence in territorio iraniano.
La situazione, quindi, rimane seria e un eventuale attacco americano porterebbe ad una escalation senza precedenti nell’area. Potrebbero essere chiamate ad intervenire le marine alleate per il controllo dello stretto di Hormuz.