di Aniello Fasano
L’invio di truppe di peacekeeping sul territorio ucraino sembra dividere i paesi europei, creando incertezze e malumori anche oltreoceano. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov ha affermato che “gli europei stanno parlando molto di contingenti di peacekeeping. Questo è certamente vero. Ma tutti noi conosciamo le regole per l’impiego di contingenti di peacekeeping. Finora, nessuno ha avuto discussioni sostanziali su questa questione“, ha detto Peskov ai giornalisti. L’intralcio risiede nel fatto che paesi coinvolti sono anche membri della Nato. Pertanto risulta difficile immaginare la reazione del Cremlino all’invio di queste truppe sul territorio ucraino.
Per superare il problema gli Stati Uniti stanno pensando a un diverso tipo di forza di peacekeeping, che includa paesi non NATO e non europei come Brasile o Cina. Le truppe dispiegate, in base a quanto riporta l’Economist, si collocherebbero lungo la linea di cessate il fuoco a fare da cuscinetto. Secondo quanto riportato dalla fonte, il vicepresidente degli Stati Uniti Vance sostiene che una forza composta solo da truppe europee non sarebbe efficace nel dissuadere la Russia dall’attaccare, fermo restando che la Russia si oppone a qualsiasi dispiegamento di truppe straniere in Ucraina.
Il premier laburista britannico Starmer, intervistato dal quotidiano Telegraph, si è detto pronto a inviare in Ucraina truppe all’interno di un contingente di pace a sostegno di Kiev. Starmer ha rimarcato come il Regno Unito sia pronto a contribuire alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina mettendo le proprie truppe sul terreno se necessario. “Non lo dico a cuor leggero – riporta il Telegraph – Sento molto forte la responsabilità che deriva dal mettere potenzialmente in pericolo i militari britannici”.
Diversi esperti militari però hanno avanzato dubbi sulla possibilità di inviare 40.000 effettivi che gli alleati sembrano attendersi da Londra. Dubbi anche nel mondo dell’intelligence britannica, secondo cui qualsiasi forza di mantenimento della pace inviata in Ucraina dopo la guerra dovrebbe avere “un mandato molto chiaro, con regole chiare, al fine di evitare uno scontro diretto con le truppe russe”. In una sua affermazione Starmer ha detto che “la pace passa attraverso la forza. Ma è vero anche il contrario. La debolezza porta alla guerra”. Anche la Ministra degli esteri svedese, Malmer Stenergard, in un’intervista al servizio pubblico svedese si è detta disposta all’invio di truppe per vigilare sulla pace e ricostruire l’Ucraina evitando che la Russia la invada nuovamente. Secondo alcune stime di parte occidentale un contingente dovrebbe contare almeno 100.000 soldati tutti europei, con il Regno Unito e la Francia come primi contributori.
Germania, Spagna e Olanda a fattor comune dichiarano che è troppo presto per parlare di schieramento di truppe europee anche se non sono contrarie all’ipotesi, rimandando la decisione ad un eventuale accordo con gli Stati Uniti. “È importante che ci sia un forte esercito ucraino, anche in tempo di pace – ha dichiarato Sholtz – questo sarà un grande impegno per l’Europa, per gli Stati Uniti e gli altri partner della comunità internazionale”. La Polonia, dal canto suo, sosterrà l’Ucraina come ha fatto finora ma non ha in programma l’invio soldati polacchi nel territorio ucraino, in base a quanto detto da Donald Tusk ai giornalisti.
Immagine generata con IA
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