Nuove pesanti condanne in Turchia per il tentativo fallito di colpo di stato del 2016. Un tribunale di Ankara ha emesso 121 condanne all’ergastolo in uno dei processi per il mancato golpe del 2016. Condannati i militari accusati delle azioni armate della notte tra il 15 e il 16 luglio al Comando generale della gendarmeria turca. Uno degli episodi considerati più significativi tra gli ammutinamenti di parte delle forze di sicurezza, che secondo Ankara obbedivano alla rete eversiva del magnate e imam Fethullah Gulen, regista dell’operazione dalla sua residenza in Pennsylvania, negli Stati Uniti, dove risiede da oltre vent’anni in auto-esilio.
I giudici hanno emesso 86 condanne all’ergastolo “aggravato” e altre 35 all’ergastolo ordinario. Gli imputati sono stati ritenuti colpevoli del reato di “tentata violazione costituzionale“. Tra i condannati c’è anche l’ex colonnello Erkan Oktem, condannato a 9 ergastoli “aggravati” e ulteriori 20 anni per omicidio di primo grado e tentato omicidio. Si chiude così un altro capitolo di una storia che sembra infinita, per la durata dei processi ma anche per i continui arresti, che dopo quasi quattro anni continuano con cadenza quasi quotidiana. Secondo il ministro della Giustizia Abdulhamit Gul, fino a oggi erano ancora 15 i processi in corso sui 289 complessivi aperti nell’ambito della più massiccia iniziativa giudiziaria della Turchia contemporanea. Il procedimento principale, che riguarda le azioni alla base aerea di Akinci ad Ankara, considerata il quartier generale dei golpisti, è iniziato nel 2017 e dovrebbe concludersi a breve. Nelle scorse settimane le operazioni di polizia contro presunti nuclei eversivi hanno intanto subito una nuova accelerazione, con centinaia di arresti di agenti e soldati. Un pugno di ferro che secondo le opposizioni viene utilizzato anche per colpire dissidenti politici non legati ai golpisti. Dal mancato putsch, le persone finite in carcere sono decine di migliaia, mentre circa 150 mila sono state epurate dalle pubbliche amministrazioni, tra cui militari, giudici, poliziotti e insegnanti. (ANSA)