Si apre oggi nel tribunale della prigione di Sincan, ad Ankara, il processo con accuse di terrorismo per cui oltre un anno fa, nel novembre 2016, venne arrestato Selahattin Demirtas, leader e deputato del partito filo-curdo Hdp in Turchia. Il leader sarà processato per i suoi presunti legami con miliziani del partito dei lavoratori curdi (Pkk), considerato dal governo turco un’organizzazione terroristica.
Prima del suo arresto, Demirtas era considerato uno dei principali rivali del presidente Erdogan, capace di portare in parlamento il suo movimento politico.
Il leader curdo è imputato anche in altri processi. Per lui, vari procuratori hanno chiesto centinaia di anni di carcere.
Dopo 399 giorni di carcerazione preventiva nella prigione di massima sicurezza nella regione nord-occidentale di Edirne, l’ex candidato alla presidenza della Repubblica ha chiesto di non essere portato in aula in manette, condizione respinta in passato da altri giudici.
Per rappresentare l’”Obama curdo”, che rischia 142 anni di reclusione, 1.250 avvocati si sono dichiarati volontari, ma le autorità hanno scelto di limitare il diritto di difesa nel processo, a cui sono attesi osservatori internazionali da una decina di Paesi.
Il suo partito ha accusato il governo turco di aver incarcerato Demirtas, dichiaratosi sempre innocente, per motivi politici e ne chiede “l’immediata scarcerazione” insieme agli altri 8 deputati dell’Hdp detenuti.