(di Massimiliano D’Elia) Matteo Renzi non molla la presa, alla vigilia di Natale pensavamo che tutto fosse tornato nella giusta direzione, invece no, i risentimenti sono troppi e non solo da parte del leader di Iv. Non lo danno a vedere ma il Conte “solitario” il “Re Sole” non piace proprio a nessuno, sia all’interno del Pd sia nel M5S. Iniziano a palesarsi in maniera sempre più evidente i segnali di un’insofferenza che viene da lontano ma che in questi ultimi mesi rischia di scatenare una vera e propria crisi di nervi difficile da nascondere all’interno delle mura delle segreterie dei partiti.
Appuntamenti roventi. Iv ha presentato le osservazioni alla bozza sul Recovery plan redatta da Palazzo Chigi, in trenta pagine con un centinaio di obiezioni per rimandare al mittente un documento ovvio e senza visione. Poi ci sarà il discorso di Renzi al Senato per la legge di Bilancio, da approvare senza riserve per evitare l’esercizio provvisorio. Un discorso dove Renzi potrebbe uscire allo scoperto in maniera definitiva e decretare l’inizio “ufficiale” della crisi di governo.
A far capire che Renzi ormai è salito su un treno che difficilmente può tornare indietro sono le sue dichiarazioni riportate da Corsera: “L’esperienza del Conte 2 per me è già archiviata. Se volete discutiamo sul dopo, anche perché dovrei nascondermi su Marte se cambiassi idea”.
A far saltare i nervi al Senatore di Rignano l’ultima uscita televisiva del premier sui Servizi. Così Renzi si è confidato con un dirigente del Pd: “L’hai sentito cos’ha detto sulla delega dei servizi? Ne ha fatto un problema di partito. Battuta degna di un analfabeta istituzionale”.
Il timore dei partiti di maggioranza è che Conte voglia strutturare alcune Istituzioni a propria immagine e somiglianza, con l’obiettivo finale di organizzarsi un partito personale per svuotare il Movimento, mitigare le velleità del Pd e distruggere Iv.
Ma nessuno vuole anticipare le elezioni e consegnare il Paese nelle mani del centrodestra. A dirlo a chiare lettere il capogruppo del Pd Delrio: “Così la maggioranza si trova al crocevia di una crisi che per ora non c’è ma che di fatto è già innescata. Il timing sarà scandito dalla gestione di una complicata trattativa sul governo che verrà, tra nuovi attori e vecchie rivalità” .
Il ministro della Difesa Guerini fa capire che occorre cambiare qualcosa subito: “Bisogna intanto resettare tutto e ricostruire un clima di fiducia reciproco”.
E su un Conte ter Renzi ha detto: “Può essere, anche se dare la fiducia a un Conte 3 mi costerebbe”.
Il termometro dell’attuale situazione politica la dà, tuttavia, l’uomo del Pd che nell’ombra tesse i rapporti tra le varie forze della maggioranza e non solo, Goffredo Bettini. In un’intervista su La Stampa il dirigente del Pd sul governo Conte afferma: “Andrà avanti. Non ci sono alternative. Ricordo poi che fino a ora il governo ha lavorato bene. Conte ha un alto gradimento tra gli italiani, nonostante abbia dovuto affrontare emergenze tremende. Le condizioni auspicabili? Nella fase della ricostruzione del Paese occorre una maggioranza più unita, autorevole, salda attorno ad una visione comune. Il Pd da settimane lavora per questo. Il contributo del premier è decisivo”.
Dopo Conte solo le urne. “Se si rompe, dice Bettini, non si è in grado di ricomporre i cocci. Sarebbe comunque una tragedia, a fronte del dolore grande per la pandemia e l’incertezza economica e occupazionale”.
Come visto la situazione politica italiana rimane molto fluida ed ogni giorno può riservare sorprese inaspettate. L’unico elemento comune è che tutti vorrebbero ridimensionare il ruolo da “Re Sole” del presidente del Consiglio. Alla fine la strada meno indolore potrebbe essere un Conte ter con tutti dentro, compresi quelli di Renzi….
Sul governo tecnico nutro molti dubbi perchè in un momento difficile come questo le scelte per il futuro non possono essere prese sempre da tecnici che poco hanno a che fare con la politica. Se ogni qualvolta dobbiamo salvare il Paese ci affidiamo a dei tecnici vorrebbe dire che la politica non è in grado di decidere per il bene e la prosperità degli italiani. Sarebbe il fallimento definitivo della classe politica. Questa volta a decidere dovrà essere la politica per dimostrare, in un momento storico in cui gli italiani credono sempre meno nella casta, di essere in grado di saper indirizzare il futuro economico e sociale dell’Italia.