Tutti via dal Niger: Burkina Faso, Mali e Guinea appoggiano i golpisti contro l’Ecowas

La giunta militare golpista, dopo aver fatto dimettere il presidente Mohamed Bazoum non vuole ascoltare gli appelli della comunità internazionale per un rispristino della democrazia e continua la sua ascesa al potere. E’ di ieri la notizia che i militari abbiano arrestato 180 membri del partito di governo comprese due figure chiave dell’esecutivo.

A quanto pare non sono isolati perchè le autocostituite giunte militari golpiste di Burkina Faso, Mali e Guinea, protagoniste di colpi di Stato fra 2020 e 2022, si sono schierate contro l’ultimatum di sette giorni imposto dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas). La minaccia del gruppo di golpisti del Sahel è l’uso incondizionato della forza contro ogni blocco che intenda riportare la legalità in Niger.

Nel frattempo la Ue sta valutando come e se intervenire su Niamey, offrendo al suo personale la chance di abbandonare il Paese su base volontaria. I singoli governi sono già all’azione con i rimpatri, accelerati mano a mano che cresce la tensione fra la nuova giunta di Niamey e gli ex partner occidentali.

Parigi ha annunciato che inizierà presto il rimpatrio dei connazionali che vivono in Niger, nel timore di rappresaglie contro i circa 600 civili francesi registrati dal ministero degli Esteri francese. Il primo volo con francesi decollerà dal Niger alle 17 da Niamey alle 16 locali (le 17 in Italia) con a bordo i cittadini  francesi che saranno evacuati dal Niger. Lo ha appreso l’emittente  Bfmtv, precisando che i primi francesi stanno iniziando ad arrivare in aeroporto.

Anche l’Italia ha deciso di offrire un volo speciale ai concittadini presenti a Niamey, pur mantenendo l’ambasciata aperta e operativa, anche per contribuire agli sforzi di mediazione un corso. I rimpatri sono stati avviati anche dalla Spagna, con il rientro di tutti i cittadini registrati nel Paese saheliano, mentre Berlino ha esortato i connazionali a salire a bordo degli aerei messi a disposizione dalla Francia.

La Difesa italiana ha reso noto sul suo sito che sono circa 300 i militari delle Forze Armate italiane presenti in Niger. Il Niger è un Paese rilevante nell’ambito della regione sub-sahariana e, proprio per la sua importanza, l’Italia partecipa alla Missione Europea EUMPM (Missione di partenariato militare della UE in Niger), e ha una Missione Bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (MISIN).

L’Algeria ha sollecitato il ripristino “dell’ordine costituzionale” in Niger, esprimendo il suo “sostegno a Mohamed Bazoum come presidente legittimo”, mettendo però in guardia contro un eventuale intervento militare straniero. 

Cosa sappiamo sul Niger

Il Niger è tra i paesi più poveri al mondo nonostante il suo sottosuolo sia ricchissimo del preziosissimo uranio che viene sistematicamente inviato alle centrali nucleari francesi ed europee. Da quando i militari hanno assunto il potere tale trasferimento è stato interrotto.

Il Niger agisce, anche, come il poliziotto d’Europa per quanto riguarda le migrazioni. Il sistema è semplice, si utilizza polizia ed esercito locali per impedire ai migranti di lasciare il Niger, scegliere i pochi fortunati che hanno diritto all’asilo in Europa e tenerli in centri di transito fino a ulteriori ricollocamenti.

In cambio di questo sforzo per ridurre l’immigrazione illegale, il Niger riceve fondi dell’Unione europea, inclusi finanziamenti per aiutare i trafficanti a trovare dei lavori legali.

Il numero dei migranti che passano dal Niger è così diminuito drasticamente dopo l’intervento dell’Ue ma i soldi comunitari non riescono a compensare i lauti guadagni che si facevano prima con il business delle migrazioni. Questo è uno dei problemi che sta alla base dei tumulti odierni.

Il Niger deve anche affrontare il flusso di migliaia di migranti africani che tornano dalla Libia dopo aver subito ogni sorta di abusi, e che aspettano di tornare nei loro Paesi d’origine. Sono centinaia di migliaia i migranti, i rifugiati e i rimpatriati, inclusi bambini.

I soldi dell’Ue non sono sufficienti per gestire un problema che richiederebbe maggiori sforzi con il convolgimento di tutta la CI. Occorrono progetti ben strutturati e non solo piani assestenziali, progetti come il Piano Mattei annunciato la settimana scorsa a Roma dall’Italia. I fondi Ue, oggi, sono dedicati esclusivamente alla lotta contro le migrazioni e ad altri progetti minori con l’obiettivo di rinforzare la sicurezza interna, gestire i confini e aiutare il Niger a combattere il traffico di esseri umani e il terrorismo internazionale. Poi c’è il cosiddetto pacchetto di riconversione che ha l’obbiettivo di aiutare le persone a trovare nuove attività economiche.

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