Tutto pronto per la conferenza di Palermo. Porticciolo dell’Acquasanta da svuotare almeno in parte, scuole chiuse all’Arenella, strade vietate dal centro alla periferia, dove sorgono le strutture alberghiere che accoglieranno gli ospiti internazionali. Il quartiere intorno a Villa Igiea, trasformato in fortezza.
Lunedì e martedì prossimi, quindi, una città blindata pronta ad ospitare i primi ministri e capi di Stato per la conferenza sulla Libia. Mentre già sono certe defezioni illustri, la macchina organizzativa messa in moto dalla prefettura di Palermo non si ferma.
Secondo quanto reso noto da un sito di informazioni, infatti, il generale Khalifa Haftar non sarà in Sicilia per la riunione in programma lunedì e martedì prossimi. Fonti vicine all’uomo forte della Cirenaica vengono citate dal sito The Address e smentiscono la notizia secondo cui Haftar “abbia cambiato idea sulla sua partecipazione alla conferenza di Palermo dopo aver incontrato a Mosca il capo dell’intelligence italiana”, il direttore dell’Aise Alberto Manenti.
Secondo The Address il generale libico “è ancora della sua posizione e non parteciperà alla conferenza di Palermo per la Libia organizzata dal governo italiano”.
La notizia della sua partecipazione era stata divulgata dal direttore dell’Aise Manenti secondo cui Haftar era stato convinto da lui a volare a Palermo dopo un incontro avvenuto a Mosca. Ma Haftar da tempo diceva e faceva dire in giro (per esempio dal figlio) che lui non aveva interesse a partecipare alla conferenza a causa della mancanza di chiarezza sugli obiettivi della riunione.
Bisognerà aspettare l’ultimo momento per scoprire la verità sulla partecipazione del generale a Palermo: per Haftar sarebbe stato impossibile sottrarsi se a Palermo fossero arrivati leader di peso come Trump o Putin, o anche solo i ministri degli Esteri americano e russo, Pompeo e Putin. Ma anche in assenza di leader internazionali, la conferenza sarebbe comunque un ulteriore passo verso una sua definitiva legittimazione politica.
In vista di Palermo nei giorni scorsi invece il suo “rivale”, il capo del Consiglio presidenziale di Tripoli Fayez Serraj, è volato a Istanbul per incontrare il presidente Erdogan e si prepara anche a incontrare il presidente francese a Parigi. Serraj sta manovrando per provare a sopravvivere anche nella prossima fase politica, quella che porterà prima a una “grande assemblea” di tutti i leader libici politici e tribali all’inizio del 2019 e poi alle elezioni politiche.