La Russia è davvero pronta ad invadere e la prima città a cadere potrebbe Mariupol, a metà strada tra Crimea e Donbass, territorio occupato dai filorussi dal 2014.
Oltre all’intelligence Usa ad annunciarlo anche il numero uno della Casa Bianca, Biden, durante una conferenza stampa quando ha parlato di un’incursione minore da parte dei russi.
Certo è che un’anticipazione del genere non deve mai essere fatta, perchè non si tratta di un pronostico sportivo ma di un’invasione di uno Stato nei confronti di un’altro. Si è voluti subito correre ai ripari e da ieri la narrativa della comunicazione di Biden è cambiata: “qualsiasi sconfinamento delle truppe russe sarà considerato un’invasione. La reazione degli Stati Uniti sarà rapida, durissima e unitaria”.
Oggi a Ginevra il segretario di Stato Antony Blinken consegnerà la posizione ferma degli Stati Uniti al collega russo Sergey Lavrov. Blinken chiederà a Lavrov di tornare a lavorare con gli Stati Uniti e gli alleati in modo da garantire la sicurezza reciproca. Un avvicinamento, precisa Blinken, che verrebbe bruscamente interrotto se ci sarà un’aggressione russa all’Ucraina. All’orizzonte potrebbe esserci anche un vertice a sue tra Biden e Putin.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, però, non ha gradito la frase di Biden dicendo che “non esistono incursioni minori”.
In soccorso interviene anche Recep Tayyip Erdogan che propone un faccia a faccia tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky anche se Kiev è già tutta orientata verso Stati Uniti e Nato.
La Nato, infatti, secondo l’ultimo intervento di Biden potrebbe essere pronta a spostare ingenti forze militari ad est mentre anche la Finlandia potrebbe entrare nell’Alleanza realizzando così una sorta di morsa a tenaglia ai confini della Russia. Biden ha anche minacciato sanzioni sull’export del gas russo per colpire duramente l’economia di Mosca, fermo restando che la maggiore parte dell’Ue dipende però dal gas russo stesso.
Per ora siamo ancora alla retorica.