“Le truppe si sono dimostrate in grado di garantire la difesa del Paese”. Così il ministro della Difesa russo Serghej Shoigu, intervenuto ieri alle esercitazioni militari organizzate in Crimea con la partecipazione di decine di navi, centinaia di aerei da guerra e migliaia di uomini. “L’obiettivo è stato completamente raggiunto e la Russia si ritira dal suo confine occidentale a ridosso dell’Ucraina“. La mobilitazione, una dimostrazione di forza davvero muscolare, aveva allarmato Kiev e i paesi occidentali, Usa e Nato in testa. Il ritiro iniziato alle prime ore dell’alba di oggi si concluderà il 1° maggio prossimo. Sono rimasti, tuttavia, gli armamenti pesanti nella regione di Voronezh – 150 km dal confine ucraino – .
La prova di forza si era estesa anche tra il Mar Nero e il Mar d’Azov. Mosca aveva annunciato, contro le leggi del diritto del mare, limitazioni al traffico marittimo. In risposta gli Stati Uniti si preparavano a inviare due navi da guerra mentre l’Inghilterra ne aveva già inviate due con a bordo F-35 ed elicotteri antisom. Il 13 aprile scorso Biden ha poi telefonato a Putin proponendo un incontro nei prossimi mesi in un Paese terzo per discutere l’intera gamma dei problemi che devono affrontare Usa e Russia. Il Cremlino ha confermato che i due capi di Stato intendono favorire il dialogo nei settori più importanti per la sicurezza mondiale, compresa la crisi ucraina.
Nel pomeriggio di ieri la svolta, quando il Cremlino ha esteso al presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy un invito per colloqui a Mosca. La Nato ha tirato un sospiro di sollievo e in una nota ha detto: “ritiro importante e dovuto da tempo”. Il presidente Zelenskiy su Twitter afferma: “sulla riduzione di truppe ai nostri confini ringrazio i partner internazionali per il sostegno mostrato”.
Putin giovedì scorso nel discorso sullo stato della nazione aveva comunque avvertito l’Occidente che la Russia deciderà di volta in volta i casi in cui saranno state superate le linee rosse che considera insindacabili per la propria sicurezza. “Potremo agire a sorpresa ovunque lo riteniamo”, in una fase molto concitata del discorso.
Secondo un rapporto dell’intelligence americana, la Russia “non vuole un conflitto diretto” con gli Stati Uniti ma “continuera’ con i suoi sforzi per destabilizzare l’Ucraina e dimostrare alla Nato che è in grado di dispiegare in poco tempo tanti uomini e mezzi a ridosso dei propri confini”.
Non a caso a marzo scorso la Nato ha dato il via all’esercitazione “Defender Europe 2021”, che prevede l’impiego di 28.000 uomini e toccherà, fino a giugno prossimo, ben 12 Paesi europei. Il Cremlino al riguardo fa sapere che è pronta a rispondere immediatamente a qualunque sviluppo sfavorevole nelle aree interessate dalle esercitazioni dell’Alleanza Atlantica.
E’ chiaro quindi che Mosca non poteva stare a guardare l’imponente esercitazione Nato vicino ai suoi confini.