di Antonio Adriano Giancane
La guerra in Ucraina, iniziata con l’invasione russa nel febbraio 2022, è diventata una delle crisi più devastanti e complesse dell’Europa moderna. Sin dalle prime fasi del conflitto, la strategia russa è stata caratterizzata non solo dall’occupazione militare di territori chiave, ma anche da un deliberato e sistematico tentativo di terrorizzare la popolazione civile ucraina. Bombardamenti indiscriminati su aree residenziali, attacchi a infrastrutture critiche e raid aerei contro obiettivi civili sono diventati una triste routine, parte di una più ampia strategia volta a spezzare la volontà del popolo ucraino di resistere. Gli obiettivi russi sembrano chiari: destabilizzare l’Ucraina dall’interno, diffondere paura tra la popolazione e costringere il governo di Kiev a capitolare di fronte alla pressione militare e psicologica.
Appare questo l’obiettivo del violento attacco missilistico lanciato dalla Russia lunedì scorso, che ha colpito diverse città, inclusa la capitale Kiev. L’assalto, che ha seminato il terrore nelle prime ore del mattino, si inserisce in una campagna militare sempre più brutale, mentre la guerra continua a intensificarsi lungo il fronte orientale.
Lunedì, all’alba, le sirene antiaeree hanno svegliato milioni di cittadini ucraini. A Kiev, l’attacco è stato parte di un’ampia offensiva che ha visto l’impiego di missili balistici e droni, costringendo migliaia di persone a rifugiarsi nei bunker. Nonostante il pericolo imminente, le scuole della capitale e di altre città hanno comunque aperto le loro porte agli studenti, dimostrando la straordinaria resilienza della popolazione.
Mentre a Kiev i bambini si preparavano a tornare tra i banchi di scuola, nella città di Pokrovsk e in altre aree orientali, le truppe russe intensificavano le operazioni militari, con ben 63 attacchi registrati in sole 24 ore. Il bombardamento della capitale è coinciso con un aumento degli attacchi ucraini in territorio russo, dove droni hanno colpito raffinerie e infrastrutture energetiche.
L’offensiva russa ha sollevato nuovi timori tra i genitori ucraini, preoccupati per la sicurezza dei propri figli. “La mia prima paura è stata che i russi potessero prendere di mira gli istituti scolastici perché è l’inizio dell’anno scolastico,” ha dichiarato Anna Pantyukhova, madre di due ragazzi di 11 e 14 anni, mentre li accompagnava a scuola subito dopo la fine dell’allarme aereo.
La realtà della guerra ha reso la quotidianità in Ucraina una sfida continua. Le lezioni, soprattutto nelle città vicine al fronte, spesso iniziano nei rifugi sotterranei, dove gli insegnanti cercano di mantenere un senso di normalità nonostante le interruzioni causate dagli allarmi aerei. Nella maggior parte delle scuole, l’istruzione prosegue solo se l’edificio è dotato di un rifugio antiaereo, altrimenti gli studenti devono seguire le lezioni online.
Questa nuova ondata di attacchi russi, evidenzia l’escalation di violenza che continua a devastare il Paese. Mentre i leader ucraini rinnovano gli appelli agli alleati per un maggiore sostegno militare, il ritorno alla normalità per milioni di bambini ucraini rimane un obiettivo dolorosamente lontano. Sono infatti più di 3.000 gli istituti scolastici danneggiati e più di 300 quelli distrutti dall’inizio della guerra.
In questo contesto, la resilienza del popolo ucraino e la determinazione a mantenere viva l’istruzione per le nuove generazioni rappresentano un baluardo contro la strategia del terrore, ma il prezzo da pagare per questa resistenza è altissimo e continua a salire giorno dopo giorno.
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