La situazione è appesa ad un filo, Mosca continua a muovere le sue truppe ai confini orientali dell’Ucraina mentre la diplomazia del Cremlino starebbe lavorando ad una risposta di 10 pagine alla proposta Usa sulla sicurezza. A mediare ieri è stato il cancelliere tedesco Scholz che ha favorito, con i suoi viaggi, il dialogo tra Kiev e Mosca.
La stampa Usa però narra un’altra storia: Washington ha annunciato lo spostamento dei restanti funzionari della sua ambasciata da Kiev a Leopoli – una mossa definita da Zelensky un “grosso errore” – mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato di “un’accelerazione drammatica” nel dispiegamento di forze russe al confine con l’Ucraina, che secondo fonti dell’amministrazione hanno iniziato a muoversi in “posizioni da attacco“, con “ben oltre centomila” uomini schierati. Uno schieramento cui gli americani rispondono continuando a rafforzare gli alleati dell’area, con altri otto caccia F-15 atterrati alla base polacca di Lask.
Prossimi all’invasione? Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto sapere di essere stato informato sui dettagli del possibile piano di invasione, che dovrebbe avvenire tra oggi e domani.
Certo è che Washington non si fida o non riesce a digerire la possibile de-escalation, costituirebbe un’altra vittoria per Putin perché sarebbe riuscito nel suo intento, mostrare al mondo l’inadeguatezza e la debolezza della Nato, dell’Ue e degli Usa di fronte alla morsa russa sul fronte energetico. Dal mondo occidentale sono stati diversi gli interlocutori diplomatici, non si è mai saputa esprimere un’unica posizione. L’Europa ha dimostrato, ancora una volta, di non avere una politica estera condivisa ed efficace per via dei nazionalismi e degli interessi domestici ancora molto predominanti, a discapito dell’interesse comune. Poi Biden, dopo il fallimento in Afghanistan, deve puntellare il suo gradimento interno sceso ai minimi storici con all’orizzonte le prossime elezioni di midterm, dove i repubblicani puntano a prendersi la maggioranza al Congresso.
Nel frattempo il ministro della Difesa Serghei Shoigu ha fatto sapere che “una parte delle esercitazioni” delle forze armate alle porte dell’Europa “si sta concludendo, un’altra sara’ completata nel prossimo futuro”.
Putin rimane sulle sue posizioni nonostante la diplomazia abbia fatto qualche passo in avanti: “l’espansione a est della Nato e’ infinita e molto pericolosa e avviene a spese delle ex Repubbliche sovietiche, inclusa l’Ucraina”. Una posizione che il leader del Cremlino ribadira’ nell’incontro con Scholz.
Anche se la questione dell’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica attualmente “non e’ in agenda” Zelensky ha affermato ieri durante una conferenza stampa che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato “garantirebbe la sicurezza” del suo Paese. Il presidente ucraino si è poi scagliato anche contro il gasdotto Nord Stream 2 considerato “un’arma geopolitica” nelle mani di Mosca.
Scholz, tuttavia, al netto delle trattative in corso ha voluto ribadire che “in caso di aggressione militare, saremmo pronti a sanzioni su vasta scala. Se la Russia violera’ nuovamente la sovranita’ ucraina, sapremo cosa fare”. Il cancelliere tedesco ha ricordato le “gravi conseguenze”, ma ha anche invitato Mosca a “cogliere le offerte di dialogo”, dopo aver gia’ sollecitato “segnali immediati di de escalation”.
Una sessione dei leader europei potrebbe tenersi a margine del summit di giovedi’ tra Ue e Unione Africana, e non si esclude neanche un summit straordinario di quelli del G7, che intanto ha assicurato di aver preparato un pacchetto di “sanzioni economiche e finanziarie con conseguenze enormi e immediate sull’economia russa”.
Il nostro ministro degli affari esteri, Di Maio sara’ oggi a Kiev, dove “ribadira’ il pieno sostegno dell’Italia alla sovranita’ e integrita’ territoriale dell’Ucraina” e “confermera’ il convinto appoggio italiano a ogni sforzo negoziale”. Giovedi’ Di Maio potrebbe andare a Mosca per un incontro annunciato dal suo omologo Serghei Lavrov.