Ieri si è tenuta una importante riunione del Consiglio Tte, trasporti, telecomunicazioni ed energia dove i vari Paesi Ue hanno rappresentato le proprie posizioni sul nascente Ia act. Oggi Commissione, Parlamento e Consiglio potrebbero trovare la quadra e buttare giù il documento fondativo e di indirizzo per lo sviluppo dell’Ia a livello comunitario.
Il punto nodale che rallenta le decisioni dei paesi membri è sulle regole da applicare a sistemi e modelli di Ia come quelli che già hanno invaso il mercato, basati su chatbot come ChatGpt di OpenAI o Lamda di Google.
Altro tema, più delicato e che interessa in modo particolare l’Italia, è sull’utilizzo dell’Ia per compiti di polizia e di sorveglianza dove il Parlamento vorrebbe regole ferree mentre il Consiglio protende per una maggiore libertà da concedere alle forze dell’ordine (libertà che pregiudicherebbe la privacy dei cittadini).
A rappresentare l’Italia il sottosegretario a Palazzo Chigi, Alessio Butti che ha rimarcato a mezzo agenzia di stampa: ”Il nostro Paese insiste affinché tutti i modelli e i sistemi di Ia rientrino in un quadro di regole certe e semplici, corredate di sanzioni per ogni modello e sistema di Ia, inclusi quelli fondativi. L’Italia conferma che il quadro regolatorio possa beneficiare di codici di condotta che, senza sostituirsi alle regole, ne declinino i contenuti e che, ove non rispettati, comportino l’applicazione delle sanzioni previste”.
Le posizioni di Francia e Germania iniziano a convergere, avvicinandosi a quella italiana, fermo restando alcuni punti fermi di Berlino che ha ribadito la propria contrarietà al modello regolatorio, così come impostato dalla Commissione, aprendo a qualche eccezione che prevede nuove norme regolatorie non estese subito a tappeto. Meglio di tutti ha espresso un orientamento il ministro francese, Bruno Le Maire che ha rappresentato la necessità disciplinare la materia apponendo addirittura un marchio Ce ad ogni piattaforma prima di essere immessa sul mercato.
La Danimarca, durante il dibattito, ha rammentato che i ritardi nella regolamentazione non incentiveranno gli investitori. Tra gli altri paesi intervenuti pochi hanno condiviso la posizione intransigente della Germania che, tuttavia, nella riunione in corso potrebbe invocare la clausola di sovranità, allungando così i tempi decisionali.
Si auspica che entro il 2023 venga decretata almeno l’impalcatura dell’Ia act con la speranza nel 2024 per definire gli aspetti che maggiormente preoccupano i paesi Ue che riguardano l’utilizzo dei dati e delle identità digitali dei cittadini comunitari da parte di applicativi basati sull’utilizzo dell’Ia.
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