Un esercito più flessibile, l’evoluzione dell’Esercito americano secondo il generale George

Il generale Andy George, da un anno è a capo dell’esercito più forte e attrezzato al mondo, quello americano appunto, in un lungo editoriale sull’Economist, ci spiega come deve cambiare l’esercito in funzione delle sfide attuali e di quelle che già si intravedono all’orizzonte. Il generale americano di guerra se ne intende, dal momento che ha combattuto come giovane tenente in Vietnam e ha contribuito alla stesura e attualizzazione della dottrina militare “AirLand Battle”, sviluppata per fronteggiare la minaccia sovietica in Europa, preparando poi il terreno per successi futuri, come quello nella prima guerra del Golfo.

La priorità: Squadre “letali e coese”

Il generale George ha assunto la leadership un anno fa, e da subito ha chiarito le sue priorità: costruire squadre “letali e coese”, capaci di affrontare le sfide militari contemporanee. Secondo le sue parole, tutto il resto è secondario. Per raggiungere questo obiettivo, George ha deciso di snellire l’apparato militare, eliminando il “superfluo” accumulato durante le lunghe operazioni contro il terrorismo. Le brigate hanno già restituito centinaia di veicoli in eccesso, e quelli rimanenti sono sottoposti a meno manutenzione, liberando tempo e risorse per l’addestramento intensivo. Anche le fabbriche di munizioni stanno lavorando a pieno ritmo: la produzione di proiettili da 155 mm ha raggiunto le 40.000 unità al mese, con l’obiettivo di arrivare a 50.000 e raddoppiare nel prossimo anno.

Le sfide globali: Cina, Russia e la tecnologia

L’esercito americano si trova oggi di fronte a grandi sfide strategiche per la tenuta della difesa nazionale. La Cina con una possibile guerra per Taiwan coinvolgerebbe principalmente forze aeree e navali, lasciando all’esercito un ruolo più contenuto rispetto alla necessità di mantenere una vasta presenza in Europa, dove la minaccia russa rimane sempre forte. Secondo l’analisi di John Nagl, professore al War College dell’esercito, mentre la dottrina “AirLand Battle” aveva un unico nemico, oggi l’esercito deve affrontare una molteplicità di sfide globali, inclusa l’instabilità nel Medio Oriente.

Dall’altra parte, c’è la sfida tecnologica. La guerra in Ucraina ha dimostrato che anche le armi più avanzate possono essere rapidamente neutralizzate dall’adattamento nemico. Le munizioni guidate dal GPS, per esempio, sono state meno efficaci a causa delle contromisure russe. I droni, protagonisti del campo di battaglia, richiedono aggiornamenti ogni poche settimane per mantenere la loro efficacia. Il generale George è ben consapevole del ritmo frenetico con cui la tecnologia commerciale sta cambiando il panorama della guerra, e l’esercito americano sta pertanto rispondendo con un approccio più flessibile.

“Trasformazione in contatto”: le brigate sperimentali

Una delle risposte dell’esercito a queste sfide è un nuovo programma chiamato “Transforming in Contact”, che prevede l’uso di tre brigate come laboratori di innovazione. Queste unità, tra cui la 2ª Brigata della 101ª Divisione Aviotrasportata nel Kentucky e la 2ª Brigata della 25ª Divisione di Fanteria in Alaska, ricevono le più recenti tecnologie e kit sperimentali, testandoli in esercitazioni e fornendo poi feedback. Il cambiamento più significativo di questo approccio è la velocità con cui si possono adattare nuove soluzioni. In passato, l’esercito impiegava anni per sviluppare e distribuire nuove attrezzature, mentre oggi può acquistare rapidamente ciò che funziona meglio in un determinato ambiente.

Questa flessibilità ha portato alla progettazione di nuovi sistemi modulari, che permettono di aggiornare componenti principali, come i sensori, senza dover sostituire interi sistemi. Un esempio emblematico di questa filosofia è il nuovo veicolo della squadra di fanteria, un piccolo fuoristrada costruito da General Motors basato su un modello commerciale: il 90% dei suoi componenti è già disponibile sul mercato civile.

La burocrazia e le limitazioni legislative

Nonostante questi progressi, il sistema rimane ancora vincolato da regole rigide e leggi che spesso limitano la capacità dell’esercito di innovare rapidamente. Un esempio è il caso dei droni FPV, ampiamente utilizzati sia dalla Russia che dall’Ucraina. Gli Stati Uniti sono stati lenti nel produrli in quantità significative, in parte a causa delle leggi che impediscono al Pentagono di acquistare componenti fabbricati in Cina. Questo ha limitato la disponibilità di parti essenziali, come motori e antenne, rallentando la produzione.

La sfida più grande per il General George sarà, pertanto, quella di riuscire a espandere queste innovazioni in tutto l’esercito. Attualmente, il programma sperimentale coinvolge solo poche brigate, ma l’obiettivo finale è trasformare l’intero esercito in una forza più agile e tecnologicamente avanzata.

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