Il G7 conferma il sostegno all’Ucraina e ammonisce la Cina sull’appoggio a Mosca. Ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto al vertice Nato di Bruxelles ha espresso il proprio disaccordo al piano di aiuti annuale di 40 miliardi a Kiev. In una giornata particolare spunta anche la proposta “indecente” di Putin: “Pace se Kiev rinuncia a quattro regioni e alla Nato“. C’è anche l’accordo sui 50 miliardi a Kiev dai profitti degli asset russi bloccati in Europa. Mohammed Bin Salman non partecipa al G7 per non incontrare Biden
di Emanuela Ricci
“Affrontare le sfide globali che stiamo affrontando solo se siamo in grado di cooperare con rispetto“, così il premier Giorgia Meloni apre la sessione di ieri del G7. E’ la prima volta che Papa Francesco interviene ad un G7. Il Santo Padre ha voluto dire la sua al panel dedicato all’Intelligenza Artificiale dove ha ribadito la centralità dell’uomo sulla nuova tecnologia. Momenti di frizione con il leader francese Emmanuel Macron si sono regsitrati con il nostro presidente del Consiglio sull’opportunità di inserire nel comunicato finale la questione dell’aborto. Sulla guerra russo-ucraina non vi è altra strada se non quella della diplomazia, evitando in ogni modo la narrativa che favorisca l’escalation. Al riguardo, i sette grandi hanno detto: “Continueremo ad adottare misure contro gli attori in Cina e nei Paesi terzi che sostengono materialmente la macchina da guerra russa“. E su Teheran hanno avvertito che deve fermare l’escalation nucleare. Al riguardo, l’Occidente fa sapere che è pronto a rispondere in modo rapido e coordinato, anche con misure nuove e significative.
Sull’Ucraina la Meloni ha avuto un bilaterale con il presidente americano Joe Biden dove ha concordato di “continuare a perseguire tutte le opzioni disponibili per imporre ulteriori costi alla Russia e a coloro che sostengono la macchina da guerra russa“. Biden, in risposta, ha elogiato Meloni “per il fermo sostegno dell’Italia all’Ucraina per l’assistenza italiana alla sicurezza“.
Un’altra partita si è giocata al vertice Nato di Bruxelles dove il segretario generale Jens Stoltenberg ha insisitito su un pacchetto permanente annuale di 40 miliardi di dollari per sostenere la necessità di armi e munizione da parte dell’esercito di Kiev. Ad avversare la proposta ci ha pensato il nostro ministro della Difesa Crosetto che è stato chiaro: “L’Italia non è d’accordo su un impegno di 40 miliardi, che sarebbero stati 3,5 miliardi l’anno per noi, visto che abbiamo già difficoltà a raggiungere il 2% del PIL da destinare alla spesa per la Difesa. Quando raggiungeremo il 2% discuteremo su ulteriori investimenti“. Poi Cosetto ha virato di 360° invitando gli Alleati di occuparsi anche del fronte Sud (molto caro all’Italia) e non solo dell’Est.
Meloni, non a caso fa da sponda a Crosetto e nelle conclusioni del G7 intende citare l’impegno con i Paesi dell’Africa, in uno spirito di partnership strategica ed equa, promuovendo il Piano Mattei lanciato dall’Italia.
Sulla questione mediorientale tutti d’accordo con il piano proposto da BIden per uno stop alla crisi umanitaria, invitando Hamas ad accettare l’accordo di pace a seguito di un cessate il fuoco immediato a Gaza, il rilascio degli ostaggi, favorendo così l’aumento dell’assistenza umanitaria.
Mohammed Bin Salman non si presenta al G7
Presenti a Borgo Egnazia India, Giappone, Brasile, Argentina, alcuni paesi africani, il Sud Africa. Assente di lusso il prinicipe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman.
Molto probabilmente non poteva presentarsi al cospetto del presidente americano dopo che il 9 giugno scorso è scaduto l’accordo cinquantennale con gli Usa risalente al 1974 sulla valuta del petrolio saudita in dollari. L’accordo prevedeva condizioni “particolari” dove il regno saudita s’impegnava a vendere e quotare il suo greggio esclusivamente in dollari. Come contropartita gli Stati Uniti offrivano protezione e vendita di costosi sistemi d’arma a stelle e strisce, in funzione anti Iran. Il regno saudita si impegnava così ad acquistare bond americani e con essi l’esoso debito pubblico Usa. Da quell’accordo il petrolio è stato sempre quotato e venduto in dollari anche se negli interscambi intervenivano Cina e Russia. Con il capovolgimento della situazione, dove non vi è più certezza sull’asse dollaro-petrolio, nuove pericolose spinte inflattive potrebbero colpire il sistema economico americano e di riflesso anche quello europeo.
Ancora più preoccupante è l’avvicinamento di Riad a Teheran, mediato dalla Cina, l’idea russa di far pagare l’energia in rubli e la mossa inaspettata di Pechino di far pagare le fatture energetiche in yuan o criptovalute. Alle sanzioni occidentali il paesi avversari del calibro di Russia e Cina starebbero attuando, a modo loro, sanzioni più impattanti al mondo occidentale.
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