Un commando di uomini armati ha fatto esplodere l’oleodotto libico che porta al terminale di Al Sider (Sidra), in Cirenaica. Fonti dell’Esercito nazionale libico (LNA) hanno dichiarato al “Lybia Times” che i responsabili dell’attacco sarebbero i “militanti islamici delle cosiddette Brigate di Difesa Bengasi”.
Secondo quanto reso noto dal battaglione di Marada dell’LNA, che ha il compito di proteggere l’oleodotto colpito, alcuni testimoni oculari avrebbero visto due camion Toyota vicino alla scena dell’esplosione. I veicoli, si spiega, erano sul posto “prima dell’esplosione” e “crediamo fossero lì per piantare esplosivi”.
Il terminale, che è ora sotto il controllo politico-militare del generale Khalifa Haftar, si trova a soli 13 chilometri da quello di Ras Lanuf, dove, durante la guerra civile che portò alla caduta di Muammar Gheddafi, si combatterono aspre battaglie. Insieme i due terminali petroliferi nel Mediterraneo sono il principale sblocco del greggio libico. La Waha Oil, che gestisce l’ oleodotto, è una sussidiaria della compagnia nazionale libica Noc (National Oli Company), che complessivamente vanta una produzione di 260.000 barili al giorno e che costituisce una joint venture fra la Noc e le statunitensi Hess, Marathon Oil e ConocoPhillips.
Si calcola che l’export petrolifero libico si ridurrà nell’immediato di 90.000 barili al giorno. Dopo l’esplosione, il prezzo del petrolio è schizzato alle stelle. Il barile di Brent guadagna l’1.73% sul mercato di Londra e si porta a 66.38 dollari, mentre a New York il Wti rialza dell’1,68% a 59.45 dollari.