di Emanuela Ricci
Il Ministro della Difesa Guido Crosetto il 7 novembre scorso ha esposto alla 3ª Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato le linee guida del nuovo piano di difesa italiano per il triennio 2024-2027. Il discorso ha messo in evidenza la necessità di rafforzare il settore militare, puntando non solo su un incremento delle risorse finanziarie, ma anche su una riorganizzazione strategica delle forze armate. Il documento programmatico, denominato Documento Programmatico Pluriennale (DPP) 2024, è stato presentato come un piano ambizioso e necessario per adeguare l’Italia ai nuovi scenari globali di sicurezza.
Il piano finanziario rappresenta un cambio di paradigma per la difesa italiana, ponendo al centro una visione strategica che unisce innovazione, efficienza e sinergia tra pubblico e privato. Le sfide sono molteplici, ma l’obiettivo è chiaro: garantire la sicurezza nazionale in un contesto globale sempre più instabile e tecnologicamente avanzato. Questo approccio integrato e multidimensionale mira non solo a difendere lo Stato e i suoi alleati, ma anche a stimolare l’economia nazionale, rafforzando al contempo la posizione dell’Italia nel contesto internazionale.
Rafforzamento delle spese per la difesa. Una delle principali novità discusse è la possibilità di escludere le spese per la difesa dal patto di stabilità europeo. Ad aprire a tale eventualità il nuovo Commissario per la Difesa europeo, Andrius Kubilius. Secondo Crosetto, ciò rappresenterebbe un “grande successo” per il nostro Paese, consentendo maggiori investimenti senza incidere sul bilancio complessivo. L’Italia si è impegnata a incrementare il proprio budget per la difesa, passando dall’1,54% del PIL nel 2024 all’1,61% nel 2027, con l’obiettivo di raggiungere il 2% entro il 2028 (difficilemente raggiungibile considerato l’attuale trend dell’economia ndr), in linea con le richieste della NATO. In ambiente NATO, ma anche negli Usa si parla già di dover raggiungere almento il 2,5% del PIL.
Sfide di Bilancio e Obiettivi della NATO. Nonostante i progressi, l’Italia è ancora distante dal raggiungere l’obiettivo della NATO di destinare il 2% del PIL alla spesa per la difesa entro il 2028. Paesi come Stati Uniti, Francia e Germania stanno già discutendo di aumentare questa soglia al 2,3%, mentre nazioni come la Polonia hanno superato il 4%. Questo impone all’Italia di adottare un piano fiscale sostenibile che includa il finanziamento di programmi di modernizzazione a lungo termine.
L’introduzione di un fondo triennale per l’investimento in difesa, con una durata di 17 anni, è stata proposta per garantire stabilità finanziaria e supportare la pianificazione pluriennale. Tuttavia, si rendono necessari ulteriori strumenti per evitare il rallentamento dei progetti strategici, che possono comportare un aumento dei costi complessivi e limitare la collaborazione industriale.
È urgente studiare meccanismi che permettano alle spese per la difesa di avere un trattamento fiscale agevolato, escludendole dal Patto di Stabilità europeo, per evitare che queste gravino sul debito pubblico nazionale. Ciò potrebbe includere l’emissione di titoli specifici con garanzie europee, consentendo di finanziare la difesa senza pesare sulle emissioni di debito nazionale.
Nuove sfide geopolitiche e strategiche. Il Ministro ha sottolineato come gli eventi recenti, come l’aggressione della Russia all’Ucraina e le tensioni in Medio Oriente, abbiano riportato alla ribalta la necessità di un apparato difensivo solido e capace di sostenere conflitti prolungati ad alta intensità. La minaccia convenzionale non è più un’ipotesi remota e il ritorno alle armi tradizionali come artiglieria pesante e difesa missilistica diventa cruciale.
Innovazione tecnologica e capitale umano. Un elemento centrale del piano presentato è l’innovazione tecnologica. Crosetto ha evidenziato l’importanza di adottare tecnologie avanzate come il quantum computing e l’intelligenza artificiale, per garantire la superiorità strategica delle forze armate. La revisione del modello organizzativo include anche una nuova politica del personale, sia militare che civile, volta a riequilibrare le dotazioni organiche e a favorire il ricambio generazionale. In particolare, è prevista la creazione di una riserva che permetta di reclutare rapidamente personale, in caso di crisi o conflitti prolungati. Inoltre, verrà incrementata la dotazione organica per riportare le forze armate a livelli operativi in grado di garantire la piena funzionalità dello strumento militare.
Interforze e sinergie con il settore privato. Un altro pilastro della strategia è la piena integrazione tra le diverse forze armate (Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri), eliminando duplicazioni e ottimizzando le risorse. Questo approccio consentirà di migliorare l’efficacia operativa, soprattutto nei settori emergenti come la sicurezza cibernetica e spaziale. La difesa, inoltre, è vista come un motore di crescita economica per il Paese. Ogni euro investito nel settore militare genera circa due euro di valore aggiunto per l’economia nazionale. Le forze armate diventeranno così un volano per stimolare ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, con ricadute positive anche sul sistema produttivo civile.
Investimenti e modernizzazione. Per il periodo 2024-2026, sono previsti investimenti pari a 28,5 miliardi di euro, di cui 22,5 miliardi destinati a programmi già operanti e 1,8 miliardi a nuovi progetti. Questi fondi serviranno a modernizzare le capacità difensive italiane, in particolare nel settore della difesa missilistica e dei sistemi anti-aerei, sulla scia delle lezioni apprese dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. Tra i programmi di modernizzazione, particolare attenzione è stata dedicata al rinnovamento della componente pesante terrestre, con un focus sull’acquisizione di nuove piattaforme e sistemi d’arma avanzati. L’obiettivo è garantire una prontezza operativa che permetta all’Italia di rispondere efficacemente a minacce convenzionali e ibride.
Ruolo strategico del dominio cibernetico e spaziale. Il Ministro ha infine evidenziato la crescente importanza del dominio cibernetico e spaziale, dove la difesa italiana dovrà assicurare la protezione delle infrastrutture critiche e degli interessi nazionali. È stato recentemente approvato un disegno di legge sullo spazio, che vede la difesa collaborare con altre istituzioni per gestire le crisi in questi settori strategici.
Potenziamento delle Forze Armate e dell’Industria della Difesa. Negli ultimi anni, il Ministero della Difesa ha implementato una serie di iniziative strategiche per modernizzare e rafforzare le capacità delle Forze Armate. Questo piano include l’acquisizione di una nuova famiglia di piattaforme per la fanteria pesante, sia in configurazione Kombat che di supporto, con l’obiettivo di avere un ruolo di rilievo nello sviluppo del futuro Main Battle Tank (MBT).
Parallelamente, si sta lavorando per migliorare la capacità di sorveglianza marittima attraverso l’adozione di ulteriori stazioni di monitoraggio e l’aggiornamento alla versione full dei sistemi esistenti. Questo si accompagna a un significativo upgrade tecnologico, nonché alla partecipazione a programmi di ricerca e sviluppo per i veicoli di nuova generazione, con l’obiettivo di potenziare le capacità interforze nei settori terrestre, marittimo, spaziale e cyber. Un altro progetto chiave è l’acquisizione di ulteriori 24 Eurofighter, destinati a sostituire i velivoli della prima tranche, il cui phase-out è previsto entro il 2029. Particolare attenzione viene riservata anche allo sviluppo di capacità strategiche nei domini spaziale e cyber. Sono infatti previsti nuovi programmi che includono la cyber difesa marittima e la sorveglianza spaziale, a supporto delle componenti interforze.
Programma F-35 e Rafforzamento dell’Industria Nazionale. Nel quadro del programma F-35, l’Italia acquisirà ulteriori 25 velivoli, portando il totale degli assetti italiani a 115 unità. Questa espansione rafforza il ruolo del nostro Paese all’interno della sicurezza europea e mantiene le nostre capacità allineate con quelle statunitensi. Il piano prevede che i primi velivoli vengano consegnati nel 2027, con l’ultima consegna prevista per il 2032. I nuovi assetti includeranno configurazioni sia a decollo convenzionale che a decollo corto e atterraggio verticale.
Lo stabilimento di Cameri, uno dei tre centri di assemblaggio F-35 a livello mondiale (insieme a Stati Uniti e Giappone), continua a giocare un ruolo chiave. Al momento, oltre 800 enti italiani partecipano al programma, generando ricadute economiche, tecnologiche e industriali significative per un valore di 5,3 miliardi di dollari entro il 2024, con prospettive che potrebbero raggiungere i 20 miliardi entro il 2046. L’impatto occupazionale è stimato in circa 4.000 posti di lavoro diretti e indiretti, con un ulteriore potenziale di crescita.
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