Si è conclusa a Roma la 5^ edizione di “Una vita da social”, la Campagna educativa itinerante sui temi dei social network con una tappa speciale per i bambini e genitori del Bambino Gesù
Un Tour itinerante di 50 tappe sul territorio nazionale e europeo
1 giovane su 3 nel panico quando esaurisce i giga del piano tariffario sullo smartphone;1 su 5 arriva a sentirsi in ansia quando manca la connessione.
Si è tenuta oggi, in piazza Giuseppe Garibaldi, al Gianicolo, la tappa della campagna educativa itinerante “Una vita da social” con la Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma.
E’ stato un momento per avvicinare alle tematiche del web gli studenti delle scuole della Capitale e le famiglie, ai quali esperti investigatori spiegheranno come destreggiarsi tra i rischi derivanti dalla navigazione sulla rete internet.
In particolar modo il Compartimento Polizia Postale del Lazio ha testimoniato il forte impegno profuso, in questi anni, nel combattere il crescente fenomeno del cyberbullismo.
“Il diffuso utilizzo del web da parte di tutti, spiega Nicola Zupo Dirigente del Compartimento Polizia Postale del Lazio, rende necessario applicare al mondo digitale le strategie di prevenzione e di repressione dei reati utilizzate nella vita reale, ma con i dovuti accorgimenti. In particolar modo, mentre la prevenzione dei reati nella vita reale è in genere affidata ad un efficiente servizio di controllo del territorio – continua Zupo – nel web diviene di straordinaria importanza l’informazione in merito ai rischi e come evitare di incorrere nelle insidie della rete.
Per questo motivo la Polizia Postale, da anni, porta la sicurezza a domicilio dei ragazzi, con incontri presso le scuole ed eventi che coinvolgono un numero importante di giovani, famiglie ed insegnanti, eventi come quello di oggi. Un impegno, quello della Polizia Postale, conclude Zupo, la cui importanza è riconosciuta anche a livello legislativo, come ribadito nella recente legge sul cyberbullismo, che ha individuato in questa branca specialistica della Polizia di Stato uno dei principali soggetti di riferimento in materia”.
Un progetto al passo con i tempi delle nuove generazioni, che nel corso delle precedenti edizioni ha raccolto un grande consenso: gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno incontrato oltre 1 milione e 300 mila studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 147.000 genitori, 82.500 insegnanti per un totale di 10.750 Istituti scolastici, 39.000 km percorsi e 190 città raggiunte sul territorio e due pagine twitter e facebook con 121.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online.
Ancora una volta Aziende come Baci Perugina, Facebook, FireEye, Google, Kaspesky lab, Lenovo, Microsoft, Poste Italiane, Norton by Symantec, Skuola.net, Vodafone, Youtube e società civile sono scese in campo insieme alla Polizia di Stato per un solo grande obiettivo: ”fare in modo che il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie, non faccia più vittime”.
L’obiettivo dell’iniziativa, infatti, è quello di prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un’opera di responsabilizzazione in merito all’uso della “parola”.
Gli studenti attraverso il diario di bordo e l’hastag #unaparolaeunbacio potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo.
Da Milano a Palermo, attraversando lo stivale con un truck allestito con un’aula didattica multimediale, gli operatori della Polizia Postale per l’intero anno scolastico hanno incontrato studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online, con un linguaggio semplice ma esplicito adatto a tutte le fasce di età.
Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile Giovani che sempre più spesso restano “contagiati” da modelli sociali trasgressivi completamente sconosciuti ai genitori. A rischio il navigatore solitario del cyberspazio, che per ore su Internet incontra altri viaggiatori altrettanto solitari e a volte già contagiati da “pericoli del web”.
Il fascino della rete e la sottile suggestione del messaggio virtuale, cosi come l’idea di sentirsi anonimi, nonché il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando così da determinare serie preoccupazioni in coloro che ancora credono in valori fino a ieri condivisi.
Questa “nuova” tendenza sembra contribuire non poco alla creazione di ulteriori conflitti e stati di disagio in giovani e meno giovani che spesso sperimentano solitudini moderne nate anche dalla irrefrenabile tecnologia.
Dai dati in nostro possesso e dagli incontri nelle scuole di ogni ordine e grado, si evince l’importanza delle attività di informazione e sensibilizzazione per far si che la rete possa essere per i ragazzi una grande opportunità e non un limite.
I social network infatti sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager.
Secondo quanto emerso dai risultati di una recente indagine condotta da Skuola.net, Università La Sapienza di Roma e Università Cattolica di Milano per conto della Polizia di Stato, la metà degli studenti passa su internet in media più di 5 ore al giorno. Così quando manca la connessione, 1 su 5 arriva a sentirsi in ansia. Stesso sentimento che coglie il 32% del campione esaminato, quando a terminare è il traffico dati mensile sullo smartphone e bisogna attendere lo scoccare dei 30 giorni. Al punto che 1 su 5, quando accade, corre immediatamente ai ripari acquistando un extra di giga.
Analizzando le risposte dei 6671 partecipanti allo studio, emerge un rapporto sempre più viscerale con la dimensione digitale. La metà del campione controlla le notifiche dello smartphone almeno 10/20 volte in un’ora, sia nei giorni feriali che nei weekend. Oltre il 60% pubblica almeno un selfie a settimana sui social, il 13% almeno uno al giorno e quasi altrettanti più volte al giorno. La metà degli intervistati prima di postare un selfie ne scatta almeno 4, mentre 1 su 3 è disposto a cancellarlo se non riceve abbastanza like. Una ricerca del consenso virtuale che spinge anche verso il fenomeno dei Daredevil selfie (selfie temerario), ovvero auto scatti in situazioni pericolose. Il 35% dichiara di averci di provato almeno una volta, prevalentemente alla guida del motorino o della macchina. A essere attratti dal brivido sono soprattutto i maschi, con un rendimento culturale o molto basso (sotto il 4) o molto alto (tra l’8 e il 9).