A causa dei processi di automazione, entro il 2030 i posti di lavoro destinati a sparire saranno ben 375 milioni.
Questi sono i dati che emergono da una ricerca del McKinsey Global Institute, pubblicata dalla Cnn. Secondo l’istituto di ricerca, i lavori più a rischio sono, in primis, quelli che includono sforzi fisici, come l’azionare macchinari ecc. Non esenti da questo sistema potranno essere anche i dipendenti di studi legali, contabili e persone che lavorano nei cosiddetti processi logistici di back-office.
Per sopravvivere a questo mondo in continua evoluzione e per far in modo di “essere esclusivi” e non essere rimpiazzati da robot, i lavoratori dovranno reinventarsi, migliorando le loro capacità professionali, a livelli non sostituibili da un software o un robot.
A detta di Susan Lund, co-autrice dello studio “l’attuale modello per cui la gente va a scuola per 20 anni e poi lavora per i successivi 40/50 anni non funziona più perché ci sarà bisogno di continui aggiornamenti professionali per non restare indietro e disoccupati sostituiti da una macchina”.
Al momento, almeno fino a quando non si riuscirà a trasferire l’intelligenza artificiale in una struttura che emuli completamente le capacità fisiche e di sensibilità di un essere umano, tra i lavori più sicuri nel lungo periodo ci sono quelli di giardiniere, idraulico, babysitter o badanti.