Usa, armi spaziali già nel 2023

Funzionari della Difesa Usa hanno comunicato di voler testare la prima arma spaziale nel 2023. Il motivo è quello di dare maggiore impulso allo studio di vari tipi di armi spaziali. Hanno, quindi,  chiesto ulteriori 304 milioni di dollari nel budget del 2020 per sviluppare nuove armi a fasci di luce, laser più potenti e altre nuove tecnologie per la difesa missilistica. Tali armi sono necessarie, dicono gli alti funzionari, per contrastare i nuovi missili balistici intercontinentali in possesso di Cina, Russia, Corea del Nord e Iran.  La sfida è quella di capire quale di queste nuove armi possa realmente servire per  contrastare la minaccia.

Il Pentagono ha avviato due studi

Il primo con un finanziamento di 15 milioni di dollari sui satelliti armati con laser per stabilire se possono essere in grado di intercettare e distruggere  missili nemici provenienti da piattaforme di lancio. I laser, secondo gli addetti ai lavori, dovrebbero essere della classe megawatt.

Il secondo si riferisce ai fasci di particelle neutre basate nello  spazio, una forma diversa di energia diretta che distrugge i missili con flussi di particelle subatomiche che viaggiano vicino alla velocità della luce – al contrario dei laser, i cui fotoni viaggiano, appunto, alla velocità della luce.

Mercoledì, i funzionari della difesa hanno anticipato ai giornalisti del Pentagono di essere sicuri che gli studi avrebbero portato a risultati effettivamente impiegabili nello spazio.

Non è la prima volta che il Dipartimento ha esaminato tali armi. Nel 1989, gli Stati Uniti lanciarono un fascio di particelle neutre nello spazio, come parte di un esperimento chiamato BEAR ( Beam Accelerator Aboard a Rocket).

L’esperimento ha avuto un successo modesto: “Tuttavia il BEAR ha dimostrato che la tecnologia dell’acceleratore può essere adattata ad un ambiente spaziale”.

Ma c’è una grande differenza tra un esperimento riuscito e un’arma economicamente dispiegabile. Diverse sono comunque le aziende che si stanno cimentando nella costruzione di prototipi credibili.

Gli stessi funzionari della Difesa hanno detto  che ci sono stati progressi tecnologici che hanno ridotto le dimensioni e il costo delle armi a particelle.

La generazione di energia, la formazione del raggio, l’accelerometro necessario per arrivarci e quello che serve per neutralizzare quel raggio sono oggi una  capacità matura anche alla luce delle tecnologie per miniaturizzare i sistemi”.

I funzionari, tuttavia, ci tengono ad evidenziare che gli studi esplorativi in atto non significano necessariamente che il Dipartimento schiererà un’arma nello spazio.

La spinta a sviluppare armi spaziali riflette anche la crescente preoccupazione per i progressi delle tecnologie missilistiche da parte delle nazioni “concorrenti” come Cina, Russia, Iran e Corea del Nord.

Lo sforzo per il Beam a particelle neutre dovrà servire per operare nello strato spaziale di difesa noto come “Intercected Energy Intercept”.

Il Beam offrirà, in futuro, nuove opzioni  per la difesa missilistica nazionale dalla minaccia dei missili balistici intercontinentali. Lo ha scritto in un rapporto  l’MDA – Missile Defense Agency. Queste nuove tecnologie cercheranno di colpire missili nemici durante la loro fase di spinta, mentre lasciano la piattaforma di lancio. “Questo è il terreno delle prossime battaglie”  La sfida è quella di sapere da subito da dove proviene il missile almeno un paio di minuti prima che lasci l’atmosfera. Quindi devi avere un’arma che si trova già sulla stazione spaziale con autonomia continua e potenziarla con la classe megawatt, con un peso necessariamente ridotto.

Naturalmente c’è una corrente di pensiero contraria, gli addetti al controllo degli armamenti. Kingston Reif, che dirige la politica di disarmo e riduzione delle minacce presso l’Arms Control Association ha affermato:  “Il dispiegamento di intercettori nello spazio sarebbe un disastro per la stabilità strategica. Per garantire la credibilità dei loro deterrenti nucleari, la Russia e la Cina probabilmente risponderebbero costruendo nuovi e aggiuntivi tipi di missili balistici a lungo raggio e missili che volano su traiettorie non balistiche. La Russia e la Cina potrebbero anche adottare misure per migliorare la loro capacità di distruggere tali intercettori degli Stati Uniti, aumentando così notevolmente la minaccia per gli Stati Uniti nello spazio. Gli Stati Uniti sono firmatari del Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, che proibisce di collocare armi nucleari nello spazio”.

Un altro funzionario della Difesa ha chiarito che il trattato non costituisce un ostacolo allo spiegamento di laser o fasci di particelle neutre in orbita. “Il Trattato sullo spazio cosmico del 1967 afferma che le armi di distruzione di massa non possono essere collocate nello spazio esterno e quindi limita ulteriormente le attività specificamente militari sui corpi celesti, tipo la luna o altro. Ma il trattato non proibisce espressamente attività che non siano armi di distruzione di massa nello spazio”.

Se il Dipartimento della Difesa dispiegherà armi nello spazio, gli Stati Uniti sarebbero il primo paese a farlo ufficialmente, secondo gli addetti ai lavori. Tuttavia  funzionari della difesa sostengono che un rapporto di febbraio scorso della Defense Intelligence Agency ha riferito che Cina e Russia starebbero già sviluppando armi spaziali che potrebbero essere messe in orbita il prossimo anno.

 

Usa, armi spaziali già nel 2023

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