Venerdì scorso a Singapore si sono incontrati per la seconda volta il segretario alla Difesa Usa, Lloyd J. Austin III e il ministro della Difesa cinese, il generale Wei Fenghe. Si erano sentiti ad aprile scorso via telefono. Dopo un paio di stoccate sulla questione dell’isola di Taiwan, i colloqui sono continuati con intenzioni apparentemente distensive su altri dossier, Ucraina compreso.
Austin “ha sottolineato l’importanza che l’esercito popolare di liberazione si impegni in un dialogo sostanziale sul miglioramento delle comunicazioni in caso di crisi e sulla riduzione del rischio strategico“, Austin ha anche detto al generale Wei che gli Stati Uniti si “oppongono a qualsiasi mossa unilaterale per cambiare lo status di Taiwan (isola autogovernata che Pechino rivendica come propria) e ha esortato la Cina ad “astenersi da ulteriori azioni destabilizzanti nei confronti di Taiwan”.
Il generale Wei, tuttavia, ha controbattuto dicendo che la responsabilità è degli Stati Uniti per l’aggravarsi delle tensioni su Taiwan, precisando che la vendita di armi degli Stati Uniti all’isola “danneggia gravemente la sovranità e gli interessi di sicurezza della Cina”
Dal 1949, quando le forze nazionaliste fuggirono dalla Cina per Taiwan, lo status e il futuro dell’isola sono stati sempre contestati. Pechino la rivendica come suo territorio sovrano; la maggior parte delle persone a Taiwan rifiuta questa affermazione e vuole l’indipendenza dalla Repubblica popolare cinese.
Washington sostiene che nessuna delle parti dovrebbe tentare unilateralmente di cambiare lo status di Taiwan.
La legislazione statunitense consente, però, di sostenere la difesa dell’isola e possibilmente di intervenire in caso di guerra. “L’uso di Taiwan per contenere la Cina non avrà mai successo”, ha affermato il generale Wei, precisando che “il governo e l’esercito cinesi distruggeranno risolutamente qualsiasi piano per l’indipendenza di Taiwan e difenderanno risolutamente l’unificazione della madrepatria”.
Il colonnello Wu Qian, portavoce del ministero della Difesa cinese, ha detto ai giornalisti a Singapore che i colloqui hanno riguardato anche il Mar Cinese Meridionale – dove le ampie rivendicazioni territoriali della Cina sono contestate dai paesi del sud-est asiatico – così come la guerra in Ucraina.
“La Cina ha sempre creduto che sia meglio incontrarsi che non incontrarsi, e meglio parlare che no”, ha detto il colonnello Wu.
Ha poi aggiunto che i colloqui hanno segnato un “ottimo inizio” per migliorare i contatti tra le forze armate statunitensi e cinesi, le più grandi al mondo.
La Cina nei mesi scorsi ha mostrato i “muscoli” in Asia. Negli ultimi giorni, gli americani si sono lamentati del fatto che i jet militari cinesi volassero così vicini ai velivoli di linea tanto che i piloti potevano vederli, o compissero manovre provocatorie e rischiose. Il mese scorso, Cina e Russia hanno tenuto un’esercitazione militare congiunta, inviando bombardieri sui mari del nord-est asiatico mentre il presidente Biden era in visita nella regione.
Funzionari e militari americani temono che il leader cinese, Xi Jinping, possa essere disposto a entrare in guerra per Taiwan nei prossimi anni. Il presidente Biden ha indicato più volte che gli Stati Uniti interverrebbero con il supporto militare per difendere Taiwan se Pechino avesse lanciato un’invasione.
Il governo cinese ha poi anche denunciato la sua contrarierà all’accordo di sicurezza dello scorso tra Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti, l’AUKUS.