La dipendenza che crea uno smartphone è, ovviamente, proporzionale all’uso quotidiano che si fa di tale strumento. E’ innegabile che uno smartphone renda la vita più semplice, sia perchè permette la navigazione e la consultazione online ovunque ci si trovi, sia perchè, con le sue app, ci permette ad esempio di utilizzare il navigatore satellitare quando ci si perde, o anche di passare piacevolmente il tempo, con giochini vari, quando si è in viaggio o in attesa. Tale incredibile potenza, però, alla lunga porta ad un assuefazione dalla quale difficilmente si riesce a fare a meno. Ogni volta che abbiamo bisogno di qualcosa, tendiamo a tirar fuori il nostro cellulare per avere risposte facili e senza sforzo. I nuovi dispositivi mobili sono diventati delle vere e proprie estensioni tecnologiche delle nostre menti e, ormai, la cognizione di cui possiamo disporre va oltre il nostro cervello. L’abitudine a disporre costantemente di un tale patrimonio condiviso di informazioni finisce per ingenerare pigrizia mentale e tende a trasformare il modo in cui il nostro cervello reagisce. La domanda quindi che sorge è: l’utilizzo costante dello smartphone ci migliora, o ci rende più stupidi?
Diverse università hanno provato a rispondere a questa domanda attraverso studi dettagliati. Ad esempio, qualche anno fa l’università di Waterloo condusse una specifica ricerca, coinvolgendo 660 studenti, con l’obiettivo di analizzare lo stile cognitivo e le abitudini nell’uso degli smartphone. Secondo tale ricerca, quegli utenti che sono anche “pensatori intuitivi”, ossia più inclini a fare affidamento sui sentimenti e sugli istinti quando prendono decisioni, spesso preferiscono usare il motore di ricerca del proprio dispositivo, piuttosto che le loro capacità intellettuali, per richiamare alla mente le nozioni. Gli smartphone consentono loro di essere ancora più pigri di quanto sarebbero altrimenti. “Possono cercare informazioni che in realtà sanno o potrebbero facilmente imparare, ma non sono disposti a fare lo sforzo di pensarci realmente”, ha detto Gordon Pennycook, co-autore dello studio, e dottorando del Dipartimento di Psicologia alla Waterloo. Quindi, siamo destinati a diventare tutti mentalmente più pigri? Un recentissimo studio della McComb School of Business (Università del Texas di Austin) ha poi evidenziato un nuovo, significativo, risultato: la capacità cognitiva degli utenti risulta significativamente ridotta quando lo smartphone è a portata di mano, anche se è spento. In sostanza, i ricercatori hanno condotto esperimenti con circa 800 utenti di smartphone per misurare l’efficacia con cui le persone riescono a completare una serie di test quando hanno i loro smartphone nelle vicinanze, anche senza usarli. A questi utenti sono state sottoposte specifiche prove attitudinali, appositamente confezionate per valutare le capacità mnemoniche e l’intelligenza cosiddetta fluida, cioè la capacità di pensare attingendo alla logica di base e di risolvere i problemi in situazioni inedite e inattese. I partecipanti sono stati divisi a caso in tre gruppi, a ciascuno del quale è stato chiesto di collocare il telefonino in posti diversi: sulla scrivania, in tasca o in una borsa nei pressi della propria postazione, oppure all’ingresso, al di fuori della stanza degli esperimenti. I risultati hanno evidenziato che coloro i quali hanno lasciato i propri telefoni in un’altra stanza hanno superato notevolmente, nei risultati, quelli che hanno posto i telefoni sulla scrivania, e anche che hanno sopravanzato leggermente i partecipanti che hanno tenuto i loro telefoni in tasca o in borsa. Tali dati suggeriscono quindi che la semplice presenza di uno smartphone riduce la capacità cognitiva e pregiudica il funzionamento cerebrale, anche se le persone sono convinte di dare piena attenzione e di concentrarsi sul compito da effettuare. “Si nota chiaramente che, quando lo smartphone diventa più evidente, la capacità cognitiva a disposizione dei partecipanti diminuisce”, ha detto il professore Adrian Ward, che ha guidato l’esperimento. “La mente cosciente non sta pensando allo smartphone, ma quel processo – il processo di imporre di non pensare ad altro – utilizza in ogni caso parte delle risorse cognitive, che quindi risultano limitate”. Ward ed i suoi colleghi hanno anche scoperto che non è importante se lo smartphone è acceso o spento, oppure sdraiato a faccia in su o rivolto verso il basso sulla scrivania. Avere uno smartphone in vista o facilmente raggiungibile riduce la capacità di concentrarsi e svolgere attività perché una parte del loro cervello lavora attivamente per non prendere o per non utilizzare il telefono. “Non è che i partecipanti siano stati distratti perché ricevevano notifiche sui loro telefoni”, ha dichiarato Ward. “La semplice presenza del loro smartphone era sufficiente a ridurre la loro capacità cognitiva”. Tanto da arrivare alla spiazzante conclusione che impostare la modalità silenziosa, tenere il telefono spento o acceso, piazzarlo al di fuori della propria visuale o nasconderlo ai nostri occhi, non fa molta differenza: l’unica soluzione è quella drastica, ossia telefono totalmente fuori dalla propria portata.
di Giovanni Calcerano
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