(di Andrea Pinto) Con l’inizio delle campagne vaccinali in tutto il mondo il settore militare ha fretta di rendere immuni i sui uomini dal virus. Usa, Russia e Cina hanno già avviato la vaccinazione di massa ai loro militari prima che alla altre categorie della popolazione per dimostrare che la priorità è quella di mantenere il dominio strategico nelle aree calde del mondo. La Cina nei suoi documenti strategici ha declinato una parte importante al settore biomedico ergendolo come asset di primo livello per la propria supremazia tecnologica, aprendolo, quindi, alla militarizzazione. Non sono da meno gli Stati Uniti e la Russia che hanno investito molto nella ricerca e sviluppo dei sieri anti-Covid, dando al settore una connotazione prettamente di interesse militare. Il Pentagono, ad esempio sta dedicando molte risorse nel sontuoso programma interagenzia “Warp Speed”.
Il vaccino ormai è diventato un’arma su cui puntare per consentire di immunizzare i reparti militari specialmente quelli dispiegati all’estero per non lasciare nessun vantaggio competitivo agli avversari. E’ una questione di sicurezza nazionale. Non è un caso che il Pentagono abbia iniziato per prima a vaccinare, in maniera simultanea, le sue truppe in Giappone, Europa e Corea del Sud. A fine dicembre, nella base aerea di Yokota, in Giappone sono state consegnate 8 mila dosi della Pfizer- BionTech. Lo stesso giorno sono state consegnate migliaia di dosi di Moderna nei centri medici dell’US Army di Ansbach, di Grafenwoehr e di Vilseck.
Il Pentagono ne ha opzionate più di 100 milioni di dosi pagandole 1,96 miliardi di dollari. Come mai cosi tante dosi? Una volta vaccinati tutti i militari, circa un milione e trecentomila unità, con i riservisti possono arrivare a 2 milioni di militari, perchè tante dosi? Forse perchè è meglio toglierle dal mercato, per scopi militari? Una bella domanda anche alla luce delle recenti dichiarazioni della compagnia farmaceutica militare Pfizer che ha lanciato l’allarme di non riuscire a coprire la crescente richiesta a livello mondiale. Contemporaneamente il neo eletto presidente Biden ha annunciato di voler vaccinare 100 milioni di americani entro febbraio prossimo. Sull’argomento iniziano a palesarsi evidenti contraddizioni che meritano opportuni approfondimenti. Non si capisce se le 100 milioni di dosi ordinate dal Pentagono fanno parte del programma Warp Speed, o meno.
Certo è che il Pentagono è dovuto correre al riparo subito perchè ha pagato un prezzo altissimo registrando oltre 101mila casi di infettati fra i suoi uomini, con un’incidenza marcata fra i marine (5,5%). Non ha mai censurato i dati, distinguendosi da cinesi e russi. Mosca non ha mai reso noti i dati. Ad esempio a fine marzo scorso, il coronavirus aveva compromesso l’operatività di due equipaggi di sottomarini nucleari russi della Flotta del Nord, di solito intenti a battagliare con i velivoli antisommergibili della Nato. Non si è saputo più niente al riguardo.
Il Cremlino sui contagi ha fatto solo propaganda positiva avviando la vaccinazione dei suoi militari un mese prima degli americani, il 27 novembre. Il ministro della Difesa, Sergeij Shoigu, si è fatto iniettare lo Sputnik V già a settembre, precisando che la Difesa avrebbe vaccinato 80mila uomini entro la fine dell’anno e oltre 400mila militari nell’ambito dell’intera campagna. Considerando che l’Armata Rossa ha oltre un milione di uomini, come mai solo in 400mila verranno immunizzati? Anche in questo caso in molti pensano che l’obiettivo di Mosca possa essere quello di togliere dal mercato il maggior numero di dosi, non svelando al pubblico mondiale i numeri effettivi delle vaccinazioni già fatte e di quelle che si intendono fare secondo il cronoprogramma che nessuno conosce.
In Europa regna, invece, una confusione che non ha precedenti. Di fronte ad un piano di distribuzione dei vaccini che fa acqua da tutte le parti, non si conoscono ancora le informazioni (secretate) sui contratti stipulati con le aziende farmaceutiche. Non sappiamo quanti vaccini sono stati effettivamente ordinati e i tempi di consegna, tant’è che la Germania ha dovuto stipulare un contratto bilaterale con la Pfizer per avere in maniera autonoma 15 milioni di dosi in più. Arrivare per primi all’immunità di gregge vuol dire anticipare la ripresa economica. In Italia battagliamo su tutto anche sulle inezie gestendo in maniera allegra, all’italiana, l’emergenza sanitaria. Non abbiamo ancora le idee chiare sul Recovery Plan del Bel Paese tra le invettive di Renzi e le uscite non proprio felici, a mezzo conferenza stampa, del nostro presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
In Italia le dosi di vaccino previste dal piano europeo iniziano ad arrivare ad un ritmo di 470mila dosi a settimana. Peccato che non riusciamo a velocizzare l’inoculazione dei vaccini alla popolazione perché non abbiamo i sanitari necessari e forse non abbiamo ancora individuato i luoghi dove effettuarle. A dicembre stavamo ancora questionando sul bando “ad acta” in ritardo del super commissario Arcuri per reperire 15 mila tra medici ed infermieri da dedicare al piano vaccinale. Vaccinare per primi sanitari, forze dell’ordine e militari? Lo avranno pensato? Viva l’Italia.