La Polizia di Stato di Verbania ha eseguito una vasta operazione antidroga tra Verbania, Novara, Varese e Vercelli.
I poliziotti della squadra mobile hanno arrestato 16 persone tra italiani e maghrebini tra cui una coppia sottoposta ai domiciliari sorpresa con 1 kg di hashish nel seggiolino del figlio minore e altri 6 sottoposti all´obbligo di presentazione alla P.G..
Le indagini dei poliziotti hanno accertato che gli stessi ordinavano la droga direttamente dal Marocco.
15 kg il volume del traffico di droga scoperto, per un giro d´affari di 100 mila euro. Apposti i sigilli al bar “Pepe Nero” di Verbania, base logistica dello spaccio, in pieno centro, a poche decine di metri da scuole elementari e materne.
Trasportavano 1 kg di hashish nascosto all´interno del seggiolino dell´auto per il figlio disabile. È finita ai domiciliari la coppia di fidanzati di Verbania, scoperta durante le indagini, durate mesi, che hanno portato alla ribalta un sistema criminale italo-marocchino, organizzato per la vendita al dettaglio dell´hashish a studenti e imprenditori locali della Verbania bene.
20 le persone in manette, per lo più magrebini, 6 quelle sottoposte all´obbligo di firma e 3 i denunciati. 15 kg è il volume del traffico illecito scoperto, per un giro d´affari stimato di 100 mila euro. È il bilancio del blitz antidroga della Squadra Mobile di Verbania – operazione “Pepe Amaro” -, scattato stamattina all´alba e coordinato dalla locale Procura della Repubblica. 150 i poliziotti impiegati tra Verbania, Varese, Vercelli e Novara.
Spacciare era diventato un vero lavoro. I marocchini, nucleo del sistema criminale smantellato, si comportavano, di fatto, come imprenditori. Acquistavano la droga dai fornitori, loro connazionali, di Milano, Varese e Novara. In alcuni casi, ordinavano lo stupefacente direttamente dal Marocco. Poi lo rivendevano alla clientela locale, anche tramite italiani incensurati.
Spacciavano in pieno centro a Verbania, a poche decine di metri da un asilo, utilizzando il bar Pepe Nero (da cui prende spunto il nome dell´operazione), ora chiuso, come base logistica per incontrarsi, perfezionare gli scambi e pianificare le future cessioni.
Per incastrare gli spacciatori, oltre a pedinamenti e appostamenti, sono servite ore e ore di ascolto delle conversazioni, telefoniche e ambientali, in arabo. Ne è emerso uno spaccato quotidiano fitto di contatti telegrafici, densi di richieste e di risposte caratterizzate dal consueto linguaggio cifrato, tipico dell´ambiente dello spaccio e finalizzato ad eludere le indagini. I costanti riferimenti ad appuntamenti per “fare un giro” o “bere un caffè”, una “birra” o l´”aperitivo” disvelano, invero, incontri finalizzati alla consegna di dosi di hashish ovvero al saldo di precedenti acquisti.