La possibile adesione dell’Ucraina alla NATO è un tema che continua a sollevare profonde riflessioni tra i membri dell’Alleanza Atlantica. Secondo le più recenti indiscrezioni, riportate dal Financial Times, le discussioni si concentrano sull’idea di offrire garanzie di sicurezza all’Ucraina, rinunciando però, almeno temporaneamente, alla riconquista delle regioni occupate dalla Russia dal 2014. Questo compromesso rappresenterebbe una soluzione pragmatica in un contesto in cui Kiev non dispone delle risorse necessarie per recuperare immediatamente tutti i territori, specialmente senza un supporto militare più massiccio da parte degli alleati occidentali
di Emanuela Ricci
E’ chiaro, si vuole accelerare nel trovare una soluzione al conflitto russo-ucraino prima delle elezioni presidenziali americane. Il 5 novembre prossimo è dietro l’angolo e sul futuro non vi è certezza. Harris o Trump che sia, non cambia il timore negli alleati che tutto possa cambiare repentinamente. Anche perchè la guerra aperta tra Israele e Iran sembrerebbe ormai alle porte e gli Usa non possono permettersi di mantenere aperti e caldi due/tre fronti contemporaneamente per via del dissenso che si registra internamente, sapientemente cavalcato da Donald Trump. Pertanto, occorre da subito stabilire i paletti su quello che sarà dell’Ucraina dopo il conflitto. Un paese invaso dalla Russia che, nonostante gli aiuti occidentali, non potrà continuare a resistere a lungo contro la Russia che, invece, almeno a tutto il 2025 e inizi del 2026 è ancora ben attrezzata per continuare la sua campagna militare.
In tale contesto, il prossimo vertice degli alleati occidentali a Ramstein del 12 ottobre risulta cruciale sia per il tipo di armamenti da inviare a Kiev sia per il dibattito sull’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Mentre si cerca di bilanciare la richiesta ucraina di un supporto maggiore e l’esigenza di evitare un’escalation del conflitto, gli alleati della NATO continuano a discutere su come garantire la sicurezza di Kiev e, al contempo, tutelare la stabilità globale. Secondo indiscrezioni, riportate dal Financial Times, le discussioni si concentreranno sull’idea di offrire garanzie di sicurezza all’Ucraina con l’ingresso nella NATO, rinunciando però, almeno temporaneamente, alla riconquista delle regioni occupate dalla Russia dal 2014. In futuro dovranno essere intraprese solo attività diplomatiche per riprendersi le terre ucraine usurpate da Mosca……. Questa sembra, onestamente, solo una soluzione interlocutoria per giustificare la retorica basata sulla “pace giusta”, visto che tutti sono consapevoli che la diplomazia non potrà mai e poi mai riportare l’Ucraina alla situazione territoriale antecedente al 2014. Si concorda però sul fatto che, un’eventuale adesione dell’Ucraina nella NATO dovrà avvenire, solo e soltanto, dopo la guerra, in difetto, il rischio di attivazione dell’art. 5 del Trattato ci porterebbe in un conflitto mondiale, letale per tutti.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha, pertanto, annunciato che presenterà il suo “piano per la vittoria” al vertice di Ramstein. Il piano comprende richieste per l’adesione accelerata dell’Ucraina alla NATO e il rafforzamento delle sue capacità militari con forniture di missili a lungo raggio. Zelensky ha già però prima discusso il piano con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, durante una visita a Washington la scorsa settimana. Zelensky ha poi incontrato Kamala Harris e Donald Trump per condividere la sua iniziativa anche con chi, da qui a trenta giorni, sarà il prossimo presidente americano. I dettagli del piano non sono però stati ancora divulgati.
Le posizioni degli alleati NATO sull’adesione dell’Ucraina
Gli Stati Uniti, per ora, sostengono un approccio cauto e graduale, preoccupati che una rapida integrazione possa trascinare l’Alleanza in un conflitto diretto con la Russia, in ossequio all’articolo 5 del Trattato NATO che prevede la difesa collettiva. Anche la Germania, sotto la guida del cancelliere Olaf Scholz, è contraria a un’adesione rapida per timore di una possibile escalation militare. La Francia, invece, si è dimostrata più favorevole a velocizzare il processo di integrazione.
Il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte ha subito preso una posizione chiara a favore dell’Ucraina. Rutte ha affermato che, in base al diritto internazionale, Kiev ha il diritto di colpire obiettivi in territorio russo come parte della sua legittima difesa. Ha sottolineato l’importanza di sostenere l’Ucraina, dichiarando che questa rimane una priorità assoluta per la NATO, e ha sollecitato maggiori investimenti da parte dei Paesi membri per rafforzare le capacità difensive dell’Alleanza. Rutte ha, inoltre, ribadito che saranno gli alleati a decidere come e quando utilizzare le armi fornite a Kiev, dando così libertà di azione all’Ucraina nel proseguimento della guerra.
La posizione dell’Italia
L’Italia, da parte sua, ha mantenuto un approccio equilibrato. Il governo italiano ha sempre espresso sostegno all’Ucraina nel suo diritto di autodifesa, fornendo anche armi e aiuti umanitari. Tuttavia, Roma ha sottolineato la necessità di una soluzione diplomatica alla guerra. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato che l’Italia continua a supportare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma ha anche ribadito l’importanza di spingere per un dialogo diplomatico che possa porre fine al conflitto. In particolare, l’Italia è favorevole a discutere l’adesione dell’Ucraina alla NATO, ma solo nel rispetto delle condizioni di sicurezza generale in Europa e della stabilità internazionale.
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