(di Martina Maria Bafile)
“Io non dimenticherò mai quel ballo alle Tuileries dove lei apparve seminuda come una dea dell’antichità […]. Preceduta dal conte Walewski e dando il braccio al conte di Flamarens […] arrivò alle due del mattino, subito dopo che l’imperatrice si era ritirata, e provocò un tumulto indescrivibile.”
(Arrigo Petracco L’amante dell’imperatore. Amori, intrighi e segreti della contessa di Castiglione, Milano, Mondadori, 2000)
Apparente superficialità, saper ammaliare con l’esteriore, arricchirsi e costruirsi fornendosi della propria immagine, sono tutti elementi che oggi assoceremmo facilmente al fenomeno degli influencer, del “nuovo lavoro inventato dai giovani” eppure, è sufficiente spolverare qualche vecchio libro di storia per scoprire come alcune dinamiche e strategie abbiano in realtà sempre fatto parte della società, sebbene in forme leggermente diverse.
Virginia Oldoini, passata alla storia come La Contessa di Castiglione, è stata al suo tempo protagonista di voci romanzate in tutto il continente sotto appellativi come “dea dell’antichità” e “donna più bella d’Europa”. Figura controversa, discussa, ma certamente non trasparente, la leggenda della Contessa vive in una storia di ricchezze, bellezza carismatica e una seduzione tanto potente da alterare il corso delle decisioni politiche europee dell’epoca. Una vera influente.
Virginia nasce a Firenze nel 1837, dove cresce in una realtà agiata imparando diverse lingue. La sua spiccata intelligenza e bellezza attirano l’attenzione di Francesco Verasis, conte di Castiglione, che la ragazza sposerà contro la sua volontà all’età di soli sedici anni.
Intrappolata in un matrimonio infelice e alla deriva economica nella città di Torino, la Contessa rinascerà dopo l’incarico che le verrà affidato dal re d’Italia Vittorio Emanuele II e Cavour.
Virginia avrebbe dovuto servirsi delle sue armi più potenti: la bellezza e il carisma per ammaliare l’imperatore di Francia Napoleone III.
Era infatti alle porte il 1867, anno in cui si sarebbe svolto il Congresso di Parigi, necessario a ridisegnare l’Europa dopo la vittoria sulla Russia nella guerra di Crimea. Il ruolo della Contessa faceva parte di una scommessa: convincere l’Imperatore a dare voce rilevante al Piemonte per le trattative riguardanti l’Italia.
La figura leggendaria della donna più bella d’Europa era già argomento popolare nei salotti della corte francese e l’arrivo della Contessa al palazzo delle Tuileries non delude affatto le aspettative.
Nonostante non riesca a conquistare sul momento le grazie di Napoleone III, nell’arco di neanche un mese la Contessa diviene infatti l’amante dell’Imperatore e il Piemonte entra in congresso con voce pari alle altre potenze.
Regali e ricchezze vengono continuamente sfoggiati da Virginia Oldoini alla corte di Parigi, dove diventa, tra invidie e ammirazioni, ciò che oggi chiameremmo una vera self made celebrity. Si parla di una casa in Avenue Montaigne, di collane con numerose file di perle e un anello di smeraldo con incisi all’interno i nomi dei due amanti, ostentato anche davanti agli occhi dell’imperatrice Eugenia De Montijo, consorte di Napoleone III.
Dopo un attentato all’Imperatore, a detta di molti organizzato da Eugenia stessa per incastrare La Contessa, Virginia fa ritorno in Italia viaggiando tra La Spezia, Torino, Londra e Firenze, continuando a conquistare amanti e beni materiali.
Solo nel 1862, con la speranza di riconquistare un posto nella corte parigina, Virginia riesce finalmente a far ritorno in Francia. Fallendo nel suo obiettivo, diviene però una musa presso lo studio fotografico Pierson y Mayer. Qui si fa immortalare in Tableaux Viant (letteralmente “quadri viventi”), ovvero ritratti fotografici in cui veste nei panni di muse della mitologia e della letteratura, con l’intento di ricostruire un’autobiografia fotografica romanzata.
Con una vita in decadenza durante la quale perde il suo unico figlio e il mai amato marito, gli ultimi anni della Contessa raccontano di uscite notturne, volti velati per nascondere la sfiorente bellezza e specchi di casa coperti.
Virginia si spegne a Parigi il 28 Novembre 1899 in solitudine.
Pochi scritti e lettere appartenenti alla Contessa sono sopravvissuti alla guardia delle ambasciate italiane in Francia, le quali hanno tentato più volte di eliminare ogni traccia della vita controversa della Contessa. Tra le ultime prove emerge un testamento nel quale ogni singolo erede viene esplicitamente nominato per essere diseredato. Alla lista tuttavia sfuggono due lontani ma fortunati discendenti del nonno, i quali alla morte di Virginia ricevono le ricchezze accumulate dalle sue numerose strategie di fascino.
Virginia Oldoini, personaggio costruito sfruttando un bell’aspetto, tanto accecante e apparentemente frivolo da celare una mente calcolatrice e attenta.
Con lei si fondono storie di scandali, soldi, astuzia, nudità, eredità, femminilità, un alone sorprendentemente in linea con il mondo di oggi e le sue figure tanto discusse per le stesse tematiche.
La considerazione che diversi storici riservano per la Contessa sarebbe la stessa che molte persone di oggi avrebbero nei confronti degli influencer.
“Cari storici, pensavate davvero che negando i crediti alla Contessa non avremmo pensato che al posto di Napoleone III ci sareste cascati anche voi? Non vi giudicheremmo mica…” (Martina Maria Bafile)
Vengono attribuiti aggettivi come “irrilevante”, di “valore sterile”, eppure soffermiamoci a riflettere sul potere ancora attuale, fatale, eterno di una mente consapevole dietro un bell’aspetto.
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