(di Massimiliano D’Elia) Ieri in tarda serata il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno ha mostrato il suo apprezzamento, in riferimento alla velocità della tempistica e l’ammontare del finanziamento messo a disposizione per contrastare l’emergenza economica: “Voglio precisare che le nuove linee di credito non comporteranno stigma particolare, sono disponibili a tutti i Paesi della zona euro, a condizioni standard per tutti e senza una cosiddetta troika al momento del monitoraggio”. Ciò significa che comunque ci sarà un monitoraggio, infatti è rimasto valido l’art. 14 del Trattato del Mes tranne i commi 2) e 4), per un controllo/monitoraggio più blando e riferito solo alle spese di carattere sanitario, dirette e indirette. Sta di fatto che, comunque, se non in grado di restituire il debito ci sarà un intervento di indirizzo da parte dei Commissari. Poi hanno già annunciato che il patto di stabilità ritornerà al termine dell’emergenza Covid-19, come anche le clausole di salvaguardia sull’Iva. Un colpo di genio, con previsioni di decrescita europea media pari al 9,8 per cento per il solo anno 2020.
I Paesi che usufruiranno dei fondi del Mes potranno ricevere finanziamenti pari al 2 per cento del Pil riferito all’anno 2019, per l’Italia circa 37 miliardi di euro.
L’accordo raggiunto ieri tra i ministri finanziari, scrive il Sole24Ore prevede che i prestiti, richiedibili fino fino al 2022, abbiano una durata massima in media di 10 anni. Per il tasso d’interesse applicato, il comunicato specifica che si tratta di un costo minore rispetto a prestiti normali da parte del Mes. Cioè pari a 23.5 punti base il primo anno, come commissione d’ingresso e 10,3 punti base successivamente come margine. Ieri si è parlato anche di un formulario standard per richiedere i prestiti. A quanto pare al termine dei lavori è stato anche approvato.
Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, a margine dei lavori ha così commentato: “è stato accettato il monitoraggio leggero proposto dalla Commissione europea, limitato alla coerenza della spesa agli obiettivi prefissati”.
Naturalmente ogni Stato ha la possibilità, tramite le proprie forme costituzionali interne, di decidere se accettare, o meno i finanziamenti del Mes. Ad attrarre maggiormente i governi, però, è la velocità con cui si potrebbero avere questi finanziamenti. Infatti il presidente Mario Centeno ha detto: “prevediamo che il consiglio dei governatori del Mes adotti una risoluzione che confermi questo ben prima del 1° giugno”.
Tra tante notizie, quella più interessante, la possibilità di avviare una procedura di “infrazione” alla Germania, in riferimento alle ingerenze della sentenza tedesca sulle politiche monetarie della Bce del 2015. La notizia è stata annunciata ieri dal commissario Gentiloni, che poi ha aggiunto: ”Stiamo studiando in dettaglio il ragionamento giuridico della Corte costituzionale tedesca prima di lavorare sul Recovery fund che non sarà utilizzabile prima di alcuni mesi mentre i circa 37 miliardi del Mes per l’italia sono a disposizione subito”.
Al riguardo si è espressa anche la Corte europea di Giustizia che ha ribadito il suo ruolo preminente nel garantire l’applicazione del diritto comunitario.
In riferimento al pacchetto di finanziamenti di 540 miliardi da Bce, Bei e Fondo Sure, la Banca europea degli investimenti ha solo confermato i 200 miliardi di aiuti alle imprese, mentre si sta ancora negoziando sul Fondo Sure per la cassa integrazione. Per l’emissione delle obbligazioni da parte degli Stati per l’acquisto da parte della Bce, siamo ancora in alto mare, anche alla luce della sentenza della Corte tedesca.
L’aspetto che maggiormente emerge dagli incontri internazionali è che la prima e forse unica linea di credito disponibile, al momento, è quella garantita dal Mes, a partire dagli inizi di giugno. Per lavorare alle altre misure, come ho sempre pensato, occorre prima “accettare” il prestito del Meccanismo Economico di Stabilità, Mes. Una specie di carta fedeltà, per poi poter accedere ad altro, sempre se ti comporti bene. Come si fa con la grande catena di distribuzione che per accedere agli sconti occorre prima fare la tessere “fedeltà”.
In Italia il Pd, Iv ma anche Forza Italia spingono per chiedere il prestito di 37 miliardi dal Mes. Lega, Fratelli d’Italia e la maggior parte del Movimento 5 Stelle, invece, scartano categoricamente tale possibilità, aprendo di fatto all’ennesima crisi di governo. Il premier Giuseppe Conte, parimenti, non si fida del Mes e spinge per iniziare a parlare “seriamente” del Recovery Fund, ovvero di altre formule finanziarie più immediate che non costringano i paesi comunitari verso un’unica strada, peraltro molto impervia e tortuosa, i cui riflessi potrebbero minare la tenuta dell’intera Eurozona.