“Prima vengono le persone, poi la terra” ha dichiarato Zelensky. Questo principio guida la strategia ucraina, che mette al centro la sicurezza e il benessere delle truppe, evitando di sacrificare soldati senza ulteriori adeguate risorse
di Aniello Fasano
Nel corso di un’intervista rilasciata a Radio Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha sottolineato che “la prospettiva di una pace giusta in Ucraina dipende innanzitutto dalla forza militare e diplomatica del suo paese”. In un momento cruciale della guerra contro la Russia, Zelensky ha dichiarato che “si deve partire da una Ucraina forte“, senza la quale, secondo lui, non è possibile negoziare condizioni favorevoli con Vladimir Putin. Il presidente ucraino ha quindi ribadito che qualsiasi trattativa dovrà avvenire solo quando l’Ucraina sarà sufficientemente rafforzata per ottenere una pace equa. L’influenza degli Stati Uniti è stata un altro punto centrale del suo intervento. Zelensky ha elogiato il sostegno di Washington, evidenziando l’importanza del supporto americano.
L’intervista arriva a pochi giorni di distanza dalla telefonata tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente russo Vladimir Putin, un colloquio che ha destato molte perplessità e proteste. Scholz ha ribadito la posizione della Germania sulla fine dalla guerra e ha invitato Putin a ritirarsi per negoziare una “pace giusta e duratura“. Nonostante le dichiarazioni diplomatiche, le posizioni tra le due parti rimangono distanti. La Germania ha infatti confermato la sua determinazione a continuare a supportare l’Ucraina nella sua difesa, mentre Putin ha mantenuto il suo atteggiamento fermo, negando qualsiasi possibilità di cedere i territori conquistati.
Nel frattempo, l’Ucraina sta puntando su un’innovativa strategia tecnologica per rafforzare le sue difese. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Kiev sta accelerando la produzione di droni autonomi, definiti “robot killer”, come parte della sua crescente capacità militare. Questi droni, dotati di intelligenza artificiale, sono progettati per agire in modo indipendente, selezionando e colpendo bersagli senza necessità di un controllo umano continuo. Il prezzo accessibile di queste nuove tecnologie ha reso possibile una produzione su larga scala, che dovrebbe entrare in pieno regime nel 2025. Il successo di questa strategia dipenderà dall’efficacia di questi droni, che potrebbero giocare un ruolo fondamentale nel superare le difese russe e nel ridurre i rischi per le truppe ucraine.
Tuttavia, nonostante l’adozione di nuove tecnologie, la situazione sul campo di battaglia è ancora estremamente complessa. Zelensky ha ammesso che le forze ucraine sono stanche e sotto pressione. La “lenta ma inesorabile pressione dei russi” sta mettendo a dura prova le truppe in prima linea, che necessitano di riposo e rotazione. Inoltre, la carenza di risorse e di personale addestrato sta rallentando la formazione di nuove brigate di riserva. Questo ha portato Zelensky a dichiarare che “è possibile che ci siano dei passi indietro” in alcune zone del fronte. La rotazione delle truppe, infatti, è diventata un’esigenza urgente, ma non può avvenire finché non arrivano rinforzi adeguati. La difficoltà principale risiede nel fatto che molte delle armi necessarie, come quelle promesse dal Congresso degli Stati Uniti, non sono ancora arrivate, e senza di esse, inviare nuovi soldati al fronte rischierebbe di esporli inutilmente al nemico, senza alcuna garanzia di successo. “Prima vengono le persone, poi la terra” ha dichiarato Zelensky. Questo principio guida la strategia ucraina, che mette al centro la sicurezza e il benessere delle truppe, evitando di sacrificare soldati senza adeguate risorse. Solo quando le nuove forze e le armi arriveranno in quantità sufficiente, Kiev sarà pronta a lanciare nuove offensive, con l’obiettivo di ribaltare la situazione sul fronte orientale.
Ancora oggi i leader del G7, che si incontreranno al G20 di Rio de Janeiro in programma dal 18 al 19 novembre, con una dichiarazione congiunta riaffermano il pieno sostegno all’Ucraina: “Dopo mille giorni di guerra: Noi, i leader del Gruppo dei Sette (G7), riaffermiamo il nostro fermo sostegno all’Ucraina per tutto il tempo necessario. Rimaniamo solidali nel contribuire alla sua lotta per la sovranità, la libertà, l’indipendenza, l’integrità territoriale e la sua ricostruzione. Riconosciamo anche l’impatto dell’aggressione della Russia sulle persone vulnerabili in tutto il mondo. Dopo 1.000 giorni di guerra – proseguono i leader – riconosciamo l’immensa sofferenza sopportata dal popolo ucraino. Nonostante queste difficoltà, gli ucraini hanno dimostrato una resilienza e una determinazione senza pari nel difendere la propria terra, la propria cultura e il proprio popolo“.
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