Zelensky: i colloqui “NO” senza di noi

Il dialogo tra Washington e Mosca sul conflitto in Ucraina, confermato dal presidente Donald Trump, sta suscitando timori a Kiev. Il leader ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso preoccupazione per l’idea che le discussioni possano proseguire senza il diretto coinvolgimento dell’Ucraina, avvertendo che un’esclusione di Kiev dai negoziati potrebbe avere conseguenze pericolose per tutti gli attori coinvolti. In un’intervista rilasciata all’Associated Press, Zelensky ha sottolineato l’importanza di un incontro di alto livello con gli Stati Uniti prima di avviare un dialogo con la Russia, ritenendo che un confronto diretto con Trump sia essenziale per definire una strategia chiara sul cessate il fuoco.

Il presidente ucraino ha ribadito che il formato più efficace per i negoziati dovrebbe includere Stati Uniti, Ucraina, Russia e, idealmente, anche l’Unione Europea. L’adesione alla NATO, da sempre uno degli obiettivi di Kiev e un punto di forte contrasto con Mosca, è stata nuovamente indicata da Zelensky come la soluzione più conveniente per la sicurezza dell’Ucraina e dei suoi alleati occidentali, sottolineando che il Paese potrebbe offrire un esercito di 800.000 uomini all’Alleanza. Un’eventuale adesione rappresenterebbe inoltre, secondo Zelensky, un chiaro segnale che la decisione su chi possa entrare nella NATO non spetta alla Russia, ma agli Stati Uniti e ai membri dell’organizzazione.

Nel frattempo, il generale in pensione Keith Kellogg, inviato speciale di Trump per l’Ucraina, ha ribadito che sia Kiev che Mosca dovranno essere pronte a compromessi. Ha inoltre sottolineato la necessità di elezioni in Ucraina, affermando che il processo democratico dovrebbe continuare anche in tempo di guerra. Le sue dichiarazioni hanno lasciato intendere che il futuro politico di Zelensky potrebbe essere messo in discussione, suggerendo che la corsa presidenziale ucraina dovrebbe vedere la partecipazione di più candidati. Kellogg ha anche riferito che il leader ucraino si sarebbe detto disposto a considerare concessioni territoriali, un’ipotesi che metterebbe alla prova la disponibilità di Vladimir Putin a rivedere le sue posizioni.

Mentre il dibattito diplomatico continua, il conflitto non accenna a placarsi. Il bilancio delle vittime dell’attacco su Poltava è salito a 14, tra cui due bambini, con squadre di soccorso ancora impegnate nelle operazioni dopo la distruzione di un edificio residenziale di cinque piani. Nuove tensioni emergono anche riguardo al raid su una scuola nella cittadina di Sudzha, nella regione russa di Kursk ma sotto controllo ucraino, che ha provocato la morte di quattro civili. Mosca e Kiev si accusano reciprocamente della responsabilità dell’attacco, alimentando ulteriormente le tensioni in un conflitto che sembra ancora lontano da una risoluzione.

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